313 iinxxvil, OIL'ONO. 314 non si può intendere. Pare bene che queslo exercito habbi preso molto vigore, et per la presentia de questi altri signori et lo acrescimeuto de queste nove genti, talmente che se bene se agionsero gli sguizari che dicono aspectare quelli de la li^a al 205* loro exercito, per questo non relugiariano quasi la giornata, anzi demonstrano desiderar de dargela. Et a loro satisfatene se agionge che ’1 Viceré, per quanto se dice, ha modo di contentar lo exercito de li suoi crediti, ancorché la compositione con Nostro Signore non vada inanti. Si ha in questo medesimo tempo havuto la nova de la resolutione de Fiorenza; la qual ancora che quelli che vengono da l’altro campo dicono solo esser stato mulalione di regi-mento, et però persistere ne la liga come prima, questi tengono che la sii tutta a la devolione de la Maestà Cesarea. Qualche uno é de opinione che novamente se habbi a parlare di acordo; qualche uno altro non, anzi si è de opinione che si uscirà a la campagna ; il che da una gran parte è desiderato, si per la puza eh’ è in questa cita, et tanta che non se può andar se non continuamente con le mani al naso. Ci é poi il pericolo de la peste, che é grandissimo, et non è remedio che l’homo se ne possa guardare. Et noi fra li altri senio in gran fastidio, però che ne sono morti tre di segno, uno sotocre-dentiero, uno fameglio del Tonello et una feuiina amica de un servitore de casa del siguor Feranle. Si sono fatte quelle poche provisione che se sono polute far a questi tempi, zoè di mandar via tutti quelli che più domesticamente hanno conversato con loro, et si semo noi altri apartali qui a Belvedere ; ma non si può provedere, de sorte che nostro signor Dio non ci aiuta potemo rendersi in alcuna parte securi, che già se incomincia fare a 1’ usanza a ternana, che pochi se ne curano. Il signor marchese del Guasto Sta secundo il suo solilo amalato. Il conte Pirro da Nuvolara, andando col signor mar-chexe a Napoli per camino s’é infermalo, et dopo molto patire di iebre, alfine se n’é morto. Ilozi, per la via di Ostia Andrea Doria ha posto alcune genio in lerra dal canto di là dal Tevere, ove andavano li sacomani di questo exercito senza suspetto, et ne hanno preso 150, per quanto si è detto. 207 Copia di una lettera del campo, da Vetralla, a li 8 Zugno 1527, scritta per Urbano a la duchessa di Urbin. per Romagna, et conte di l’Anguilara che mentre tenea pratica con questi nostri et havea havutu speranza di condulta, praticando il medesimo con li inimici ha concluso con loro, el è in Braziano, ó sialo causa che non siano siati acetati li nostri. Beri levò nome et mandò lettere per questi lochi con-vicini che ’1 Papa era acordalo, el montato a cavallo per andare a Roma, trovò per strada l’accordo non esser seguito, et così ritornò indietro. Così anco qui poi vene nova non esser vero dillo accordo ; pur molti lochi de li convicini hanno acetalo li nemici, el la carestia del pane anco in Roma (?),si belio preme noi, é exlrema. Et in questi lochi chò de lì altri anni a questa bora per tutlo haveano tagliato li formenli ; sono come agli verdi, né punto danno segno di rnalufarse. Lo vescovo di Melula mi ha detto pur il principe di Orangie esser morto. Ilozi ancora si è ditto castellani haver mandato fuora Vitello; ma non lo acerto, per non mi parere l’auc-lore mollo autentico. Ilozi li nostri lanzinechi hanno presenlato a sono eli tamburo le loro bandiere al clarissimo Provedilor, essendo per diffelo del denaro sublevali, che già é passato il tempo della paga loro. Credo, per esser pur homeni assai tra-tabili rcspecto a li altri di tal natione, per saper certo questo Clarissimo non ha dinari, che la cosa seguirà, et bora già piglia forma di rasetamenlo. Postscripta. Questa sera è venuto Antonio Irombella da Roma, et reporla Nostro Signore esser accordato ; el benché da lui ancora non l’ho inteso, nondimeno intendo Soa Beatitudine pagarà 400 milia ducati con la reslilulione di Parma, Pia-senza et Modena, el darà Civitavechia et Ostia. Et già ha fatto scriver a missier Andrea Doria che dia questi due porli e le forleze, et l’armala così .sua come di veueliani si lievino da quelle baude. Intanto si farauo tal consignalione el reslilulione Sua Beatitudine con li cardinali stiano in castello, da poi vadino a Gaeta a requisitione de lo Impe-rator. Dice anco che ’1 signor Renzo é fora in casa del principe di Orange, quale non é morto, et così il signor lioralio; ma per ancora non ho dove lui sia in Roma. El Viceré è scapinalo di Roma a furia ; che spagnoli dicono non volerlo in lo exercito. Non so se ’I medesimo sia del marchexe del Guasto ; me informarò meglio et avisarò. Da poi l’altre mie precedente a queste, il conte Guido Rangone anco egli si è partilo et inviatose