— 186 - propria. Perciò gli studi che si son fatti sui nostri monumenti medioevali desteranno sempre il massimo interesse; le nostre chiesette sono manifestazioni d’arte poco appariscenti, modeste, sembra quasi vogliano sfuggire gli sguardi; ma chi riesce a scoprirle, più non le abbandona, tanta è la suggestione della loro novità e del mistero che pare le avvolga. Le pubblicazioni che le riguardano sono ormai parecchie, ma molto ancora resta a farsi. Il libro del sig. Vasic è un nuovo e buon tentativo di pronunciare un verdetto definitivo; questo libro sarà un non lieve ausilio a chi s'occuperà ulteriormente della nostra arte medioevale. Giuseppe Bersa. W. Gerber, « Altchristliche Kultbauten Istriens und Dalmatiens», Dresden, 1912. V. Brunelli, «Storia della città di Zara», Parte I, Venezia, 1913. Ugo Monneret de Villard, - L'architettura romanica in Dalmazia», Milano, 1910. /. Strzygozoski, «Die Baukunst der Armenier und Europa», Wien, 1918. Luka Jelic, «Contributo alla Storia dell’Arte in Dalmazia », Supplemento a! ,,Bullettino d’Archeologia e Storia dalmata“, Anno XXXV, Spalato, 1912. C. M. Ivekovic, «Dalmatiens Architektur und Plastik», Bd. I-V, Wien. T. G. Jackson, « Dalmatia, thè Quarnero and Istria with Cettigne », Oxford, 1887. C. M. Ivekovic, «Die Entwickelung der mittelalterlichen Baukunst in Dalmatien», Wien, 1910. L. Jelic, « Hrvatski spomenici ninskoga podrucja iz dobe narodnih hrvatskih vladara, I. Dvorska kapela Sv. Kriza u Ninu. Djela Jug. Akademije Znanosti i Umjetnosti », XIX, Zagreb, 1911. J. Strzygowski, «Kleinasien, ein Neuland der Kunstgeschichte», Leipzig, 1903. G. T. Rivoira, «Le origini del-1 architettura lombarda», Milano, 1908. R. Eitelberger v. Edelberg, «Die mittelalterlichen Kunstdenkmale Dalmatiens, IV Bd. der gesammelten Kunsthistorischen Schriften », Wien, 1884. ferdo oisic, « Pregled povjesti hrvatskoga naroda od najstarijih dana do 1. decembra 1918 », Prva knjiga, Zagreb, 1920. A. Venturi, «Storia dell’Arte italiana», Vol. I e 111 Milano, 1901. C. Ricci, «L’architettura romanica in Italia», Stuttgart, 1925. MlI.AN RESETAR, Dubrovacka Vijecnica (La sede del Maggior Consiglio di Ragusa). Estratto dal « Vjesnik Hrv. Arheol. Drustva u Zagrebu », N. S., XV. (« Bul- lettino della Società Archeologica Croata di Zagabria », Nuova Serie, XV). Sono sei pagine che il prof. Resetar, raguseo, dedica all’edificio in cui si radunava il Consilium Maius della Repubblica di Ragusa, di cui facevano parte tutti i nobili maggiorenni. L’autore, con la scrupolosa esattezza che pone in tutti i suoi lavori, rifà la storia di questo edificio, che sorgeva ove oggi è la sede del Comune, a sinistra del Palazzo dei Rettori. Esso è ricordato già nel 1348, e deve esser bruciato nel grave incendio del 1435 che distrusse parte del Palazzo e l’attiguo arsenale, perchè quando mastro Onofrio della Cava fu chiamato a costruire la nuova residenza del Rettore e le due maggiori fontane della città, venne su nello stesso tempo anche il nuovo edificio del Maggior Consiglio. Infatti, nella nota descrizione di Ragusa del De Diversis, composta nel 1440, mentre si accenna all’ iniziata costruzione del Palazzo, nulla è detto della sede del Maggior Consiglio, ciò che vuol dire che in quell’anno il suo rifacimento non era ancora stato intrapreso. Nel 1463 il Palazzo, gravemente danneggiato da un nuovo incendio, dovette venir restaurato e in parte rifatto — vi lavorarono, come è noto, Michelozzo Michelozzi e Giorgio Orsini. Fu in questa occasione — tutt’al più qualche anno più tardi, che la sede del Maggior Consiglio fu ingrandita. Lo spaventevole terremoto del 1667, che ridusse in rovina Ragusa, distrusse quella sede quasi totalmente; per le gravi difficoltà in cui si trovava allora la Repubblica, essa potè esser rinnovata appena nel 1692. L’edificio, così rifatto, vide la caduta del