MDXXVII, MAGGIO. 4 40 andar propinquo a Roma mia 12 per farli spalle eie. Et cusì li fo dalo quanto richiese, et a hore 18 col nome di Dio parlile per far tal effecto. Da Crema, del Podestà et capitario, di 13, hore 2 di notte, vene lettere: Copia di lettere di domino Matteo Mario Busseto, da Lodi, di 13. La seditione questa nolle causata et proceduta da do furfanti per conto di uno porzellino, quali erano imbriachi, hora per la venula dell’illustrissimo signor Jannes è pacificata ; solo si attende a fare restituire certo robe tolte per la gente di questi signori colonelli alia gente de la Illustrissima Signoria. Li feriti et morti sono al numero di 100, pur ancora li auclori non sono nominali. Come intenderò il particolare, ne scriverò difusamenle a vostra signoria, alla quale per sempre mi ricomando. Francesco cancellier de lo ilustre signor Cesare Fregoso, ferito nella ’lesta da uno arcobuso de scarso, et nella facia de una pica, interrogalo da che è processo la causa della seditione seguita beri sera, dice che, alrovandosi uno soldato de li nostri in uno allogamento di quelli di lo illustrissimo signor Duca, venero a parole per uno porzellino aveano morto,, dicendosi uno all’altro haver fallo male, eie. Et da parole si ridussero a falli, et per esser el dilto ne li allogiamenli, come ho predillo, de quelli de lo illustrissiufo signor Duca, tutti li forno attorno, dandoli di molle ferite, per il che cridando : « Marco, Marco, adiuto, adiuto » el per caso passando due bandiere che andavano alla guardia, una del capilanio Bellone l’altra del contino di Pauicelli, divertirno al rumor et venero tra esse alle arme, cridando l’uno «Duca, et l’altro '« Marco» et che etiam lo compagnia del predillo Pauicelli, quasi tutti è morii o feriti, et cusì di mano in mauo si solevorno tulle le compagnie da una parie el l’allra Et durò la scaramuza da hore “22 V* tino hore uua di nolle, che mai fu modo repararvi, non obstante che lo illustre signor Gioan Paulo Sforza et signor Cesaro Fregoso facessero quello fu possibile, quale fu ferito nella mano di la spada de arco-buso, de sotto l’ultimo nodo del dedo grosso. Et che se non fusse sta la nocle, non era modo acquietarla, Del numero de li feriti et morti dice esser da 150; ma che molli ne sono per le biave, che la cosa è poi assetata del tulio, et che solum manca siano restituite alcune robe, danari et cavalli talli alti nostri per alcuni marioli di quelli de lo illustrissimo Duca, che fino che durò la scaramuza roborno li allogia-menti et amazorno li regazi che erano alla custodia, eie. Da TJdene, di sier Zuan Moro loco tenente 71 di la Patria, data a dì . . . Mazo. Manda una lettera con nova, qual dice cusì : 1527, a dì 6 Mazo in Zol de Carintia. durissimo signor mio. Per un’allra mia reverenter dissi quanto mi occorse ; ora vi significo che mi alrovo de qui, et aspeclo la risposta circa la traila di le biave per quel povero populo de Udene; qual risposta, per quanlo mi affinila il magnifico domino Andrea Rau-ber, (sarà) ai 12 del corrente. Di quanto succederà, ne darò avviso a vostra signoria. È gionlo al suo castello Viginsten, sopra Villaco miglia 10, domino Sigismondo Lietistan con 00 cavalli, qual vien de corte, et se dice con gran repulazion apresso el Serenissimo Principe, per esser intravenuto alla sua coronatoli in Boemia. Qual domino Sigismondo ha commissione et slrectamenle tracia de ritornar il conte Cristoforo Frangipane alla devotione della caxa di Austria, et già il Conte predillo havea mandato al prelato domiuo Sigismondo per suo ambasciatore con 5 cavalli uuo Ilironimo da Zara che zà fu barcarolo al tragello di Porlogruer, bandito per la Serenissima Signoria. Judicano alcuni, clie’l prelato domino Sigismondo, per esserli grandissimo amico, redurà esso Conte alla devolion predilla. Il magnifico messer Andrea Rauber de ciò parlando, disse che se il Conte vegnirà al servitio del re di Boemia, in luogo che se babbi poder sopra de lui, più non ritornarà in Crovalia ; qual parole dille, esso domino Andrea fu mal conlento, però prego v. signoria le teagi secrele per rispetto di esso domino Andrea. Se tien eertoy che’l Serenissimo Principe babbi lettere da la Cesarea Maestà di operar che il prefato conte Cristoforo sia ritornato alla devotion predilta. Dicono, il principe Ferdi* naudo dia andar a Renchiuspurch. Item, di guerra per Ongaria non se dice cosa alguna ; ma tulio quello che si fa, si fa per trovar danari. Il re Zuane che era Vaivoda, è in Buda cum poche zenle. Alli 10 finirà questa dieia, che al presente si fa in Con* Aureli, et zà in un mese ne hanno fatto quattro. 7j* Tutte finiscono come ho dilto in trovar danari ; ma questi paesi sono tanto stracbi, che dicono de sira-