— 207 — per lo Stato». Si parla perciò delle scuole d’armi, di quelle dei bombardieri, dell’ armo delle galere, dei sopracomiti e di quanti si resero famosi nell’ esercizio delle armi. Bella la figura di Giacomo de Petris « prode soldato di terra e di mare nelle guerre che Venezia combatteva contro uscocchi e arciducali ». Venendo ai tempi moderni, l’autore, con mal celata commozione, parlando necessariamente un po’ anche di se stesso, narra le lotte, i martiri e le aspirazioni dei forti isolani di Cherso-Ossero durante la dominazione austriaca. Infine, quasi a coronamento di queste sofferenze, « l’eroismo umile e modesto » di Marco Carvin, « magnifica figura di volontario » caduto per la redenzione della sua terra sul san Michele il 2 giugno 1916. L’ultima parte della monografia è dedicata ai monumenti artistici dell’ isola : chiese e palazzi soprattutto; il duomo di Ossero e quello di Cherso bruciato il 2 dicembre 1926, il municipio, le fortificazioni, gli edifici privati, e poi quadri, statue, oggetti d’arte tutti di pura ispirazione italiana. Alcune note sul dialetto e sul folklore dell’ isola chiudono la bella monografia. In appendice sono pubblicate delle belle e toccanti lettere di Marco Carvin, scritte dal campo o dall’ospedale al «compaesano» padre Alfonso Orlich. L’opera è corredata di abbondanti note. In esse sono non soltanto documentate le più importanti asserzioni dell’ autore, ma la monografia stessa ampliata ed integrata di nuovi materiali. Preziose, per esempio, le lettere del Moise che vi son riprodotte. Un accurato indice alfabetico delle persone rende l’opera ancor più utile. Prima di por fine a questa notizia bibliografica ricorderemo come poco prima dell’opera del Mitis uscisse a Zagabria un volumetto slavo di V. Spincic, Crtice iz hrvatske knjìzevne /culture Istre (Vedine la recensione di A. Cronia nel I voi. di questi Atti e Memorie [pag. 199]), inteso a rappresentare la cultura letteraria del-l’Istria, e quindi di Cherso-Ossero, come essenzialmente slava. In poche e ben nutrite pagine il Mitis dimostra come le pretese glorie croate di Cherso-Ossero si riducano a sette od otto isolani, nati da agricoltori slavi, appartenenti ai tempi recenti, conosciuti bene dallo stesso Mitis, politicanti acerrimi, ma scrittori di valore nullo o assai discutibile. G. Praga. SILVIO Mitis, Un privilegio inedito concesso nel 1392 ai comuni dell’isola di Cherso-Ossero, Estratto dagli Atti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia patria, voi. XXXIX, fase. I, Parenzo, Tip. Coana, 1927, pagg. 63-88. Nell’ Archivio notarile di Zara, in un protocollo del notaio Vanne di Bernardo da Fermo, trovasi trascritto un importante privilegio largito nel 1392 dai conti di Cherso-Ossero alle comunità dell’isola. Vanne da Fermo era veramente notaio del comune, ma della sua opera si valeva anche il Capitolo metropolitano della chiesa di Zara che, a tenore di un privilegio ottenuto qualche anno prima dal re d’Ungheria, aveva acquistato il diritto di redigere, trascrivere ed autenticare col proprio sigillo gli atti pubblici di cui venisse richiesto. E poiché forse la cancelleria capitolare non era ancora perfettamente organizzata, il notaio trascrisse l’atto nei suoi protocolli di notaio giurato del comune. L’atto trascritto ih sede capitolare è importantissimo per la storia di Cherso-Ossero in quanto che, tra i pochi rimasti di questo periodo, è l’unico che permette di vedere un po’ a dentro nello stato