- 210 — indirettamente, possa aiutare il visitatore a penetrare e a rivivere, non solo le forme, ma anche il significato dei vari monumenti, è trascurato. Mosso da questi intendimenti l’egregio a. ha premesso anzitutto alcuni «Cenni storici» su Zara e il capitoletto «Arte e artisti a Zara», opportuna introduzione e preparazione spirituale alla visita dei singoli monumenti. Nella «Guida» propriamente detta il posto d’onore è, naturalmente, tenuto dai monumenti che imprimono a Zara una fisonomía artistica tutta particolare. Pochissimo gotico e poco rinascimento. Vi trionfa lo stile romanico, anzi «a Zara gli elementi costruttivi romanici si distinguono per una speciale snellezza di forme cui contribuisce una nobile semplicità di linee». Monumenti insigni di questo stile sono s. Anastasia e s. Grisogono. L’autore li esamina e li presenta in tutta la loro bellezza e in tutto il loro fascino. Ma anche il Rinascimento ha la sua parte: s. Maria, le Loggie, Porta Terraferma sono illustrati con dottrina e con amore. Delle arti minori, una specialmente fiorì a Zara in modo veramente splendido, l’oreficeria: il suo massimo prodotto, l’Arca di san Simeone, studiata altrove dall’autore con rara diligenza, è esaminata e descritta come soltanto il Bersa poteva fare. Un terzo del volumetto è dedicato al tempio di s. Donato e alle raccolte archeologiche in esso contenute e conservate. Descrivendolo il Bersa, si direbbe, da cicerone si trasforma in signorile padrone di casa; tanta è la sicurezza, la agilità e la vivezza della sua esposizione. E chi lo ascolta, sente nelle sue parole non solo l’inno dell’innamorato, ma la solida forza dell’erudito e dello studioso. Sicché questa «Guida», ripetiamo, oltr’essere una raccolta di dati che possono interessare lo zaratino o il forestiero curiosi di cose d’arte, è un vero e proprio manuale di storia dell’arte zaratina. G. Praga. ATTILIO ALESANI, La funzione del porto di Spalato nel nuovo assetto adriatico, in Atti del X Congresso Geografico Italiano, voi. 11, Milano, 1927. Il decimo congresso geografico italiano, che si è tenuto a Milano nel settembre dell’anno scorso ed ha dato un vigoroso impulso allo studio della geografia in Italia, ha avuto una ripercussione benefica anche tra noi. Gli studi geografici italiani sulla Dalmazia, salvo quello bellissimo del Dainelli che fa parte della collezione «La Patria», si sono limitati nel passato a ben poco: brevi e schematici schizzi d'insieme, messi lì a fungere da introduzione allo svolgimento di argomenti d’altra natura, o spunti per opuscoli ed articoli di carattere propagandistico o descrittivo. Ed anche questi cenni, se pur talvolta contengano alcunché di buono e di utile, considerano quasi sempre la Dalmazia in relazione alle sue condizioni polìtiche ormai cessate; la situazione odierna, quella creata da Rapallo, è si può dire completamente ignorata, nonostante i grandi e gravi mutamenti politici ed economici che ne sono derivati. Questa è la ragione per cui il comitato organizzatore — per opportuna ed intelligente iniziativa di un vecchio amico dei dalmati, il prof. Carlo Errerà della R. Università di Bologna — volle che al Congresso di Milano fosse presente la Dalmazia e che vi si iniziasse l’esame dei suoi problemi geografici attuali, importanti dal punto di vista economico. E iniziando con questi criteri lo studio della geografia dalmata, non si poteva naturalmente limitarli alla breve zona annessa all’Italia, ma si doveva estenderli a