— 115 — tamquam commissarii Dominici Pirach fecerunt dictum inuentarium de bonis dicti condam Dominici protestantes etc., quas omnes res excepto dicto somerio siue libris VIII1 pro ualore ipsius, quas confessus fuit dictus Duymus esse penes se, Dampcha uxor condam dicti Dominici cum consensu et presentía Stanacii uiri sui confessa fuit fuisse et esse penes se. Archivio di Spalato, voi. VIH. Cedola originale presentata dalle parti. Lo stato di conservazione ne è pessimo. La parte superiore, lacera e divorata dall’umido, è quasi illeggibile; perciò abbiamo preferito segnare con puntini i brani omessi anziché dare una lettura incerta e fondata su congetture. La grafia è una mercantesca ben formata, ma di tipo diverso da quello che di solito compare nelle scritture private della Dalmazia. Non solo la grafia, ma anche le particolarità linguistiche dell’inventario giustificano la supposizione che i commissari, illetterati, si siano rivolti per la sua stesura a qualche mercante della Penisola. Tuttavia evidenti sono alcuni elementi dalmatici. A tergo della cedola è annotata, di mano del notaio Pietro da Sarzana, la formula di presentazione con la data del 22 agosto 1373. L’inventario però non fu registrato chè il protocollo al quale è accluso, finisce con un ¡strumento del 17 febbraio 1373. XXI 1382, maggio (?). Principio di una lauda spirituale spalatina. Quista serena stella chi tanto e relecente sul mondo respendenti de so seran virtude. Archivio di Spalato, voi. HI, fase. IV, v. dell’ultima carta. Il fascicolo di cui si tratta è un libro di conti del comune, che comprende il trimestre marzo, aprile e maggio 1382, sotto il camerlengado di ser Nicola di Doimo di Alberto e di ser lancio di Geremia. Dopo molte carte bianche, a tergo dell’ultima che non reca segni di altri scritti, trovansi i nostri versi. I conti sono di mano del notaio Oliviero da Padova; i versi invece in grafia corsiva, spiccatamente mercantesca, mediocremente formata, ma della transandatezza caratteristica di chi scrive per gioco in momenti d’ozio. Nell’ originale i versi non sono posti in colonna, ma i primi tre in una riga e il quarto in un’ altra. Quanto alla persona che li scrisse crediamo di poter pensare con assai probabilità a uno dei camerlenghi sunnominati, per le mani dei quali il quaderno doveva certamente passare molto spesso. Se