ANTONIO KREKICH DOCUMENTI PER LA STORIA DI SPALATO (1341-1414) Tra le città dalmate, Spalato certamente può più di tutte vantare ricchezza di fonti per la storia medioevale. Fonti cronistiche e documentarie. Basti accennare alle cronache di Tommaso Arcidiacono e di Mica Madio, ai cartulari della Chiesa cattedrale, dei monasteri di san Pietro e di san Stefano de Pinis e al ricchissimo archivio capitolare. Ma nel trecento, o per essere più precisi nella seconda metà del trecento, questo fiume di un’abbondanza veramente regale, sembra inaridirsi. Nel 1330 ci abbandona Mica Madio, nel 1357 comincia il silenzio degli Archivi di Venezia, mentre poco soccorrono quelli, forse sinora nei riguardi della Dalmazia non abbastanza esplorati, di Roma e di Napoli. Gli archivi ecclesiastici spalatini, il capitolare e quello di san Ranieri, possiedono per il trecento pochi o punti documenti. Gli atti spalatini dal 1357 al 1373 che lo Smiòiklas *) dopo lunghe ricerche riuscì a trovare possono essere contati sulle dita di una mano sola. Eppure la storia spalatina della seconda metà del trecento è piena di fatti e di vicende di importanza grandissima; fatti e vicende che trascendendo la storia locale, si riflettono e si innestano nella storia di tutti gli stati viventi, agenti o interessati in Adriatico. Mai come in questo periodo le competizioni tra Venezia e Genova, tra Napoli e Buda, tra fiorentini e marchigiani, tra bosnesi, ungheri e dalmati furono in Adriatico più vive, più aspre, più accanite. Competizioni che, accesesi molto prima, attraversarono appunto nel trecento la loro fase risolutiva. Non è nostro intendimento tracciare qui nemmeno un rapidis- *) Codex diplom. regni Dalm. Croat, et Slav., vol. XII-XIV, Zagabria, Accad. Jug., 1914-1916,