— 202 — I primi notai a servizio dello stato, di cui sia rimasta memoria, sono Mag. Tommasino de Savere da Reggio, Azzo de Titullo, Marquardo e Andrea de Benessa. Da loro provengono i primi libri dell’archivio statale. Di Tommasino de Savere sono gli odierni «Praecepta Rectoris» I dal settembre 1278 all’agosto 1280, i «Debita Notariae» 1 dal settembre 1280 al luglio 1282, i «Diversa Cancellarle» 1 dal luglio 1282 al gennaio 1284, i «Diversa Cancellariae» Il dal luglio 1284 al gennaio 1286 ed il < Liber de sententiis et testamentis» dal luglio 1282 al gennaio 1284. Di Azzo de Titullo sono i «Diversa Cancellariae» III dal maggio 1295 al luglio 1297. Di Andrea de Benessa, principalmente, sono i «Praecepta Rectoris» II. Oltre ai suddetti notai pubblici, cioè a notai insigniti di «imperiali aucto-ritate », appariscono negli stessi anni anche altri notai privati, i quali dalla Comunità devono aver avuto una forma qualsiasi di autorizzazione di esercitare la propria professione. Tali figurano un diacono Marino, un Pasquale, un prete Giunio e sembrano scolari di Tommasino, dotati di modesta cultura ed abilitati pratica-mente alle funzioni di pubblico notaio. A. Cronia. P. Kolendic, Qodpujc-ku yn cjjpa òTiVtua-p f>ozg,aH. (L’arcivescovo di Sofia fra Petar Bogdan Baksic) in „§Aacnw4 cfiouchoz «ai^h-ho» cj-p-y-mw&a“ (Bulletin de la société scientifique de Skoplje), Tomo II, fase. 1-2, pag. 67 s., Skoplje, 1926. Il prof. Kolendic è infaticabile nella sua dotta, esatta e benemerita opera di ricerche letterarie, più precisamente nello studio bibliografico, filologico di opere, autori e movimenti serbo-croati che traggono la loro origine dalla letteratura e dalla vita spirituale d'Italia. Nel precedente volume ed in questo più volte s’è avuto campo di accennare e plaudere alla felice attività sua. Ora è la volta di un saggio che illustra l’attività svolta dalla Controriforma cattolica tra i cattolici di Bulgaria. L’argomento non è nuovo perchè di ciò offre esauriente materiale la raccolta del Fermendzin: Ada Balgariae ecclesiastica (Zagabria, 1887) e su ciò hanno scritto studi speciali Russi (Kacanovskij) e Bulgari tra cui eccelle il Miletic. Nuovi sono invece certi dati che il Kolendic porge sull’attività letteraria di Petar Bogdan Baksic. Questi è il più entusiastico e caratteristico rappresentante dell’ organizzazione cattolica in Bulgaria nel secolo XVII. Educato alle idee della Propaganda Fide, egli fu non solo uno zelante arcivescovo di Sofia, ma fu pure un’intrepido ed attivo sostenitore e propagatore della restaurazione cattolica in Bulgaria e altrove. A rendere efficace e durevole l’opera sua, egli compilò anche qualche operetta di edificazione morale e di contemplazione spirituale. La lingua, di cui si servì nella compilazione di siffatti libri è il serbo-croato che è stato usato con maggior o minor congruenza e varietà nelle varie edizioni della Propaganda Fide o di Venezia. L’esempio offerto dal Baksic fu seguito più tardi da un’altro bulgaro di Cìprovec, il quale nel 1716 pubblicò a Venezia uno «Specchio» (Zrcalo) in caratteri cirilliani, ma nella lingua adottata dal Baksic. Successe così che per un dato periodo il serbo-croato divenne lingua letteraria anche dei cattolici in Bulgaria. Però, quello che più da vicino può interessare il nostro ordine di studi, sono le notizie che il Kolendic dà sugli originali da cui procedono le opere slave del Baksié. Apprendiamo COSÌ che le Meditationes S. Bonaventurae, to jest bogoljubna