— li — sapevano a memoria «Usca», la ballata morlacca; e avevano applaudito nei teatri di Trieste ai « Dalmati », e in quelli di Milano e Zara, a «Marco Cralievich l’Èrcole slavo», che il Filippi argutamente parodiava in «Ercole slavato»'-). Ma egli era siato anche l’autore del Proclama rivoluzionario, diretto, il 10 aprile ’48, da Udine ai Triestini, in cui, fra le altre cose, diceva che gli Slavi erano ali Italia fratelli di sventura, e fra poco di gloria; e autore pure della relazione al governo provvisorio della Lombardia del 19 aprile, nella quale affermava, l’Istria e la Dalmazia essere italianissime. Scrivere su temi slavi, dichiararsi fratello agli slavi, si; ma, come la pensavano tutti gli altri suoi colleghi in arte e in politica, non sacrificare a loro quello che c’era d’italiano nelle due provincie, legate a Venezia per tanti secoli di affettuosa sudditanza2). Più che le manifestazioni politico-letterarie del giornale diretto da Q. Franceschi, sono per noi interessanti, quelle della «Gazzetta di Zara», fondata nel 1832 dal governo, dopo 22 anni dalla morte del «Regio Dalmata », pubblicato dal provveditore generale Vincenzo Dandolo sotto il governo franco-italiano, fregiata dell’aquila imperiale, portavoce della i. r. Luogotenenza della Dalmazia. Subito colpisce il titolo: «Gazzetta». Perchè non come a Trieste: « Osservatore » ? Quando la Gazzetta nel ’48, cessò di essere ufficiale, il governo si attaccò subito ad un Osservatore; ma prima Gazzetta, perchè era quasi un secolo, che usciva sulle lagune la «Gazzetta di Venezia». Si pubblicavano alle volte in essa certi scritti e vi si davano tali giudizi, che poi adesso non sarebbero stati permessi a giornali ufficiali. Subito nei primi numeri avverte un corrispondente che nella campagna di Scardona (1832, n.ro 11), il viaggiatore troverà tutte quelle amenità deliziose, di cui è ricco il suolo italico, e in due articoli (an. 1832, n.ri 35-36) sulla «Letteratura italiana» a proposito delle poesie del Colleoni, c’è tanta Italia, da fare meraviglia che ce l’abbiano tollerata. In un altro articolo sullo stesso tema si chiama nostra letteratura e nostra lingua, la lingua e la letteratura italiana (n.ro 41). Il 28 marzo del 1834 erano arrivate a Nuova-York le fregate austriache Guerriera ed Ebe. Fece impressione — osserva la « Gazzetta» — che l’ufficialità fosse quasi tutta veneziana, e parlasse soltanto l’italiano. Ma allora l’i. r. Collegio dei cadetti di marina, che era a Venezia, J) «Usca fu stampata la prima volta fra le poesie del Dall’Ongaro, edite a Trieste nel 1841 ; riprodotta in « Fantasie drammatiche e liriche , ediz. Le Monnier, 1866. Il «Marco Cralievich», pubblicato in questo volume, non è quello posto sulle scene. 2) Tullo Massarani, cCesare Correnti nella vita e nelle opere», Roma, 1890, in fine tra i « Documenti ».