— 53 — I due documenti che pubblichiamo sotto i numeri II e VII sono di un genere tutto diverso da quelli sinora presi in esame. Essi cioè non erano destinati a ricevere per mano del notaio pubblica forma, ma semplicemente a fornirgli qualche singolo dato necessario alla redazione di qualche atto o alla ricerca archivistica di vecchi ¡strumenti. Dio sa per quali vicende sono rimasti tra i fogli dei vecchi protocolli. Quantunque non siano nè lunghi nè importanti dànno pure il loro contributo alla conoscenza del volgare spalatino di questo tempo. Il loro pregio maggiore consiste però nella documentazione delle relazioni che correvano tra il pubblico e la cancelleria. Da questo lato è inutile che li illustriamo, poiché anche troppe parole abbiamo sinora spese in argomento. Un altro documento diverso da quelli sinora considerati è il n.ro XIV della nostra raccolta. Non si tratta nè di «note» nè di «testa-menta» nè di «alia universa instrumenta», di atti insomma che i notai comprendevano nelle loro « imbreviature » e che, se a Spalato, come altrove in Dalmazia, fosse esistita la « cancellarla inferior », in essa avrebbero dovuto esser scritti e conservati ‘). Ma è un frammento, anzi l’unico frammento rimastoci della «cancellarla civilium » spalatina del trecento. Tra le moltissime cedole che, dopo la fuga del notaio Pietro da Sarzana, certamente notaio anche al civile, si rinvennero tra le sue carte, vi fu anche questa, che, confusa con esse, erroneamente fu allegata a un protocollo d’istrumenti. Ma, come dicemmo, il suo vero posto dovrebbe essere qualche volume, ora perduto, di processi civili. La cedola infatti è una «intentio», una di quelle scritture cioè che gli avvocati dei litiganti producevano in giudizio per far assumere dei testimoni. In queste « intentiones » sono esposti i fatti che si intendono provare e sono elencati i testimoni a mezzo dei quali si intende provarli. L’ambiente non è più dunque la cancelleria, ma il « bancus iuris » podestarile, la piazza pubblica, la « platea sancii Laurentii», dove allora a Spalato si rendeva giustizia. Anche nel foro dunque volgare italiano. E — badisi bene — usato da spalatini ! II documento, che nella disposizione cronologica in cui li pubblichiamo, reca il numero I, ci porta in ambiente tutto privato. La cancelleria, i notai, il podestà, le leggi del comune non c’entrano più per niente. Siamo nel 1358, probabilmente sulla «marina», alle porte della città, nella « stazone del comerchio » ; le mercanzie escono ed entrano, *) Tale «cancellarla inferior» si modellò nelle città dalmate sull’esempio di quella di Venezia. Vi si rogavano i documenti d'interesse privato e, specie a Zara, erano frequentatissime anche da forestieri del retroterra. Sull’argomento ritorneremo forse in un apposito lavoro.