— 57 — sembra si debba attribuire il più antico esemplare degli Statuti latini *). Senza aver fatto ricerche speciali accenniamo soltanto ai materiali che casualmente ci son capitati tra mano2). Ma bisognerà che qualcuno un giorno si decida ad approfondire l’importantissimo argomento. In intima connessione con il funzionamento della scuola ecclesiastica sta l’attività della cancelleria capitolare. È noto che secondo il diritto ungherese i capitoli delle cattedrali erano considerati loca credibilia, avevano cioè facoltà di documentare in iscritto, munendolo del proprio sigillo, qualsiasi atto giuridico compiuto da privati. Il documento che ne risultava aveva diritto alla pubblica fede. Questa prassi, per quanto in misura limitata, penetrò anche in quei territori della Dalmazia che, insieme al dominio, avevano un po' subito anche l’influsso del diritto ungherese: Spalato, Traù, Nona, Scardona3). Nelle sedi cattedrali si vennero cioè organizzando, dove più e dove meno fiorenti, le cancellerie capitolari, che, specie nel servire il pubblico ungherese e croato, erano attivissime. Una delle ragioni che spingeva questa gente a preferire la cancelleria capitolare alla « cancellarla inferior » del comune, va ricercata nel fatto che i documenti estesi in sede capitolare avevano forma molto più solenne di quelli che uscivano dalla cancelleria del comune. S’aggiunga che i documenti capitolari erano tutti muniti del sigillo pendente, circostanza importantissima che doveva esercitare un’attrattiva speciale su coloro che desideravano possedere documenti vistosi anche nell’allestimento esteriore4). Lo stesso comune, quando vuol dare ‘) Conservato nell’Archivio dell’Accademia Jugoslava di Zagabria. L’editore degli Statuto et leges civitatis Spalati, che abbiamo più volte citato, lo dice (pag. XII) del sec. XV. Ma, a giudicare dal facsimile allegato, crediamo che non si possa andare più in là del secondo o terzo decennio della seconda metà del trecento. La lettera, senza avere particolari pregi di bellezza, ha tuttavia caratteristiche che riteniamo locali. Anche l’abbreviatura Spiti tradisce lo scrittore spalatino. Notevolissima però la forma delle iniziali, dove sono sviluppati motivi raffiguranti draghi ed altri animali fantastici. Si tratta, senza dubbio, di forme d’ornamentazione derivate dagli scrittoi benedettini dei secoli precedenti. 2) Cogliamo l’occasione per dare notizia anche di uno scriba laico, che fu probabilmente attivo a Spalato nell’ultimo trecento. Il 13 aprile 1412 un «Marinus clericus ecclesie metropolitane Spalatensis filius condam magistri Johannis scriptoris, tamquam cappellanus et rector ecclesie sancti Martini que est in ciuitate noua Spaleti prope monasterium sancte Marie monialium » dà in affitto una terra. (Archivio di Spalato, voi. XVI, protocollo del not. Jacopo de Penna, alla data predetta). 3) Nella seconda metà del trecento, quando anche Zara passò all’Ungheria, il capitolo, per non essere da meno di quelli delle altre città dalmate, e per non rinunciare ai notevoli vantaggi pecuniari che la pratica portava, apri anch’ esso la sua cancelleria; ma, non avendo tra i suoi canonici persone capaci di esercitare a dovere l’ufficio, assumeva notai transmarini. 4) Una «nota» a cc. 22 r. del più antico protocollo (1341-1342), che possediamo del notaio Giovanni da Ancona ha questa aggiunta un po’ posteriore, e