— 209 — ma che certamente nel basso medio evo finiscono per modellarsi sulle confraternite delle arti, converrà fare altre ricerche. Premessa questa parte generale, l'a. passa a trattare delle confraternite di Sebenico, che « si costituisce a comune fra il secolo XIII e XIV ». Nel clima storico creato dallo sviluppo economico e amministrativo del comune, le corporazioni sorgono, vivono, si moltiplicano. Il primo ricordo di una confraternita sibenicense risale al 1242, anno in cui ci è documentata una confraternita di sant'Antonio abate, che fu poi dei calzolai, ma che in origine, secondo noi, doveva essere una confraternita di devozione. Il culto di sanf Antonio era, nell'alto medio evo, diffusissimo nella Dalmazia bizantina: il trovarlo penetrato anche a Sebenico non è senza ragione. Nel trecento e quattrocento sorgono a Sebenico innumerevoli altre confraternite, tanto che nel 1499, gli scalpellini, fondando la propria congregazione, possono addurre il motivo che « quasi omnes artes in civitate habent suas congre-gationes ». Queste confraternite vivono, più o meno fiorenti, sino al governo del provveditore Vincenzo Dandolo (1806) che ne sopprime gran parte. Come appendice al suo lavoro l'Inchiostri pubblica la « Mariegola dela congregacion over de la frataia de la gesia de Corpo de Cristo nel burgo de Sibenico », confraternita religiosa, fondata il 22 ottobre 1453. La mariegola però risale al 1477, 29 maggio. Per quanto trattisi di una delle solite mariegole delle confraternite dalmate quattrocentesche, il testo, come avverte l’inchiostri, non è senza importanza «nè dal punto di vista storico, nè dal lato linguistico». Sono riprodotti infine 6 documenti (1676-1776) ricavati dall’Archivio di Stato di Zara e che interessano la storia delle confraternite di Sebenico. Il saggio dell’Inchiostri è importante ed opportuno, perchè, avendo fatto sentire quanto utile, anzi necessario, sarebbe il possedere sull’argomento un lavoro esauriente e completo, apre e segna la via allo studio di aspetti finora completamente trascurati della vita economica e giuridica dei nostri comuni medioevali. G. Praga. Giuseppe DE BERSA, Guida storico-artistica di Zara. Catalogo del r. Museo di s. Donato, con una pianta topografica a colori, 23 illustrazioni e 2 piante di monumenti. Trieste, Casa ed. «Parnaso», s. a. (la prefazione è del marzo 1926), pagg. VIII-174. Una guida di Zara che, prescindendo da minuziose analisi, presentasse un quadro sicuro e completo del più e del meglio del patrimonio artistico zaratino, era da più tempo bisogno assai sentito. Niuno era meglio preparato a soddisfarlo del prof, de Bersa, che i nostri monumenti ha fatto oggetto di lunghi e amorosi studi, e che alla loro conservazione ha dato per tanto tempo la sua illuminata operosità. Il libro che egli ha composto è qualcosa di più che una semplice g*uida. Non è il freddo cicerone che vi snocciola le solite, sia pure esattissime notizie intorno all'uno o all’altro monumento, o vi ripete gli stereotipi giudizi più con l’intento di impressionare che di far rivivere l’opera d’arte. Questa del Bersa è una vera e propria storia dèli’arte, dove i monumenti, piuttosto che fine, sono mezzi di studio. Gli edifici e l’altro materiale artistico vi sono riguardati non tanto come singoli pregevoli pezzi, quanto come complesso che sorge, vive e si sviluppa in un dato periodo e sotto date condizioni di vita. Nulla che, anche 14