— 204 — trascorsa fuori d’Italia seguendolo poi a Ravenna e a Bologna (1343-1353) dove studiò grammatica; nuovamente a Bologna e a Padova (1350-1365) dove compì gli studi superiori; a Treviso, Firenze, Conegliano, Venezia e Belluno (1367-1373) dove dimorò e coprì uffici pubblici; a Padova (1379-1382) dove fu nella cancelleria carrarese; a Ragusa (1383-1387), cancelliere del comune; a Venezia e Udine (1388-1392); a Padova nello Studio e nella Cancelleria (1392-1404); infine a Venezia e a Muggia dove morì nel 1408. Come si vede dunque il Sabbadini, grazie alla sua acutezza e alla pienezza della sua informazione, è riuscito a darci una opera quasi definitiva. Nulla di essenziale gli è sfuggito. Poco toglie alla compiutezza della sua ricostruzione il non aver conosciuto il lavoro di C. Jirecek, Die miUelalterìiche Kanzlei der Ragusaner, in Archiv fiir slavische Philologie, Berlino, XXVI, pag. 191, e quello del russo M. KORELIN, Rannyi italjanskij gumanizm i ego istoriografija (Il primo umanesimo italiano e la sua storiografia), Mosca, 1892. A noi, naturalmente, interessa soprattutto la dimora ragusea dell’umanista ravennate. Il Sabbadini lo dice venuto a Ragusa « nella seconda metà del 1383 » (pag. 59). Quantunque il Jirecek non trovi atti da lui rogati anteriormente al 7 aprile 1384, crediamo che il Sabbadini abbia ragione. Giovanni fu certamente chiamato a Ragusa per sostituire il cancelliere ser Articuzio da Rivignano della diocesi di Aquileia, carcerato e accusato di segrete intelligenze con il re Tvrtko di Bosnia. La scoperta di queste intelligenze avvenne il 21 aprile 1383. Articuzio fu messo in carcere, ma tuttavia si continuava a corrispondergli Io stipendio. Non condividiamo però l’opinione del Sabbadini che l’ufficio raguseo fosse procurato a Giovanni dalla benevolenza e dai buoni uffici della regina di Ungheria. Avevano ben altro da fare allora le regine ungheresi che occuparsi del kis, trastullo della corte a’ bei tempi quando Lodovico viveva ! E poi era pratica universalissima, che nè Ragusa nè gli altri comuni dalmati abbandonarono mai, quella di provvedersi nella penisola, a Venezia specialmente, vivo centro di rifornimento di cancellieri e notai, del personale occorrente alle cancellerie comunali. Incarcerato Articuzio, probabilmente un sindico del comune partì alla volta di questa città per trovare e condurre un cancelliere. E Giovanni proprio nel 1383 si trovava a Venezia disoccupato dopo le disavventure toccategli nella cancelleria carrarese. Secondo il Sabbadini Giovanni si trattenne a Ragusa sino al principio del 1388. Forse si deve ritirare un poco la data, giacché l’ultima notizia trovata dal Jirecek su Giovanni è del marzo 1387, nel qual mese egli è già ricordato insieme ad un altro cancelliere. Cessato questo suo ufficio, il Sabbadini ricorda che nel 1388 gli fu offerta dai ragusei una condotta di grammatica. Giovanni la rifiutò, come due anni dopo (7 maggio 1390) rifiutò — a detta del Jirecek (pag. 191) — di riassumere l’antico suo ufficio nella cancelleria. A Ragusa Giovanni scrisse la « Historia Ragusii ». La sua però, come già notò il Brunelli (Philippi de Diversis de Quartigianis Lucensis, Situs aedifi-ciorum, politiae et laudabilium consuetudinum inclytae civitatis Ragusii, in Programma del Ginnasio superiore in Zara, XXIII, Zara, 1880, pag. 20, n. 2), e come il Sabbadini riconferma, non è, meno che nel fine, una storia vera e propria, ma una pittura dei costumi ragusei dell’ ultimo trecento. I passi più importanti e più caratteristici di quell’opuscolo sono notissimi, nè noi spenderemo tempo a riprodurli e a commentarli, tanto più che in questo stesso volume avemmo occasione di parlarne (pag. 41, 60, 71). Piuttosto giova constatare che anche in altre opere del ravennate ci sono accenni e ricordi della sua dimora ragusea. Accenni e ricordi importantissimi, in quanto che temperano e correggono asserzioni esagerate della « Historia »,