- 74 — Nel 1479 si agita dinanzi al conte di Spalato una aspra e lunghissima lite. Da un lato i commissari dativi al testamento del defunto nobile spalatino Antonio di Zuane fanno di tutto per impedire la dispersione dei beni della commissaria. Dall'altro, Marco Marulo, il famoso umanista spalatino, difende i crediti del defunto suo padre che, mentre era in vita, aveva grosse somme da riscuotere dal suo compare ser Antonio di Zuane. I difensori della commissaria lo invitano a provare i crediti paterni. E il Marulo produce due chirografi con cui ser Antonio s’era dichiarato debitore di 439 ducati d’oro. Gli avversari gli oppongono che quelle carte non sono autentiche, ma « i dicti scriti esser sta depenti cum el penello del depentor». Allora il Marulo, per provarne l’autenticità, presenta sei lettere private scritte a suo padre « manu propria dicti quondam ser Antonii Johannis», e invita il conte a procedere alla « comparatio cirograforum ». Il notaio ha trascritto con pedantesca meticolosità le sei lettere nel fascicolo del processo. Sono lettere un po’ d’affetto e un po’ d’affari, scritte tra il 1453 e il 1466. Niun dubbio può sussistere che esse non rappresentino il linguaggio che codesti nobili spalatini parlavano e scrivevano. Il dalmatico in esse, specie nelle ultime, è agli ultimi aneliti. Il veneto e il toscano stanno per sopraffarlo completamente. Nel 1479, quando il nostro processo si svolge, le numerose scritture che Marco Marulo, Niccolò Jacovlich e Girolamo Cambio producono in giudizio, non serbano più di dalmatico traccia veruna. Il dalmatico è morto. * * * In una seconda appendice abbiamo ritenuto utile ai fini del nostro lavoro, compilare la serie dei notai e cancellieri, dei medici fisici e dei medici cerusici, che, stipendiati dal comune, furono attivi a Spalato dal 1340 al 1420, nel lasso di tempo cioè che vide sorgere i nostri documenti. Per antica consuetudine, propria non solo del comune di Spalato, ma di tutte le città di Dalmazia, questi stipendiati provenivano quasi tutti dalla penisola. E nelle città dalmate rappresentavano il fior^fiore della popolazione laica addottrinata. Certo è che tutti questi notai, medici e cerusici, venendo e muovendosi tra la popolazione spalatina esercitarono un po’ d’influenza sullo sviluppo del linguaggio. A un’azione vigorosa e decisiva non è però il caso di pensare. Anzitutto per il loro numero che è assai esiguo, e poi per la varietà delle regioni italiane da cui provengono. Sono in tutto 28 notai, 14 medici e 10