- 181 — Crediamo infine opportuno rilevare, che l’uso di ripetere cose asserite da altri, senza darsi la pena di controllarne sul posto l’esattezza, fa sì che più di un errore si perpetui all’infinito. 11 nostro autore, al pari di tutti quelli che lo hanno preceduto, dice che ia prima e la terza travata della nave di mezzo in s. Lorenzo sono coperte con volte a crociera; esse, invece, sono coperte con volta a botte, sulla quale fu segnata a malta e in modo appena visibile una crociera fittizia; così la seconda colonna a sinistra di chi entra, che è di calcare nostrano, è da tutti indicata come colonna di granito. La chiesa e convento delle benedettine di s. Maria offre all’autore due ben noti argomenti di discussione, il campanile e la sala capitolare. Anzitutto egli ammette come cosa sicura l’esistenza di un’iscrizione che cingeva alla sua base il campanile e diceva che Re Colomano, entrato vittorioso a Zara nel 1105, costruì a sue spese il campanile. L’iscrizione, se ancora esiste, sarà scomparsa sotto le fabbriche che più tardi si addossarono al campanile. Comunque, come ben osserva il Brunelli, sul ricordo sepolcrale dell’abbadessa Vechenega nella sala capitolare è detto che fu essa che costrusse la sala e il campanile. Così il dubbio che l’iscrizione di Colomano esista davvero o sia di data posteriore e contenga indicazioni erronee è più che giustificato. Il nostro autore cerca di spiegare tale contrasto: il campanile, secondo lui, fu eretto al tempo di Vechenega a ricordo del re. Si legga nell’opera del Brunelli il testo delle due iscrizioni e si vedrà che il compromesso proposto dal sig. Vasic è semplicemente arbitrario. Buone all’ incontro le analogie tra le nervature diagonali della cappella della torre e quelle della chiesetta di s. Nicolò presso Nona. Per la derivazione dell’impiego del capitello cubico a scantonatura sferica inferiore che si trova nella cappella, il sig. Vasié, che spesso ricorre ai trattati di commercio come veicoli d’importazione di elementi architettonici, avrebbe potuto nominare le Puglie. Sull’invenzione del corpo di s. Grisogono e le origini della sua chiesa a Zara, il nostro autore trae notizie da scrittori che, come si è detto più sopra, riproducono, senza preoccupazioni di sorta, notizie spesso stravaganti. Non conosciamo chiese di s. Grisogono a Zara che in origine si intitolassero a s. Antonio e fossero del IV secolo! Una prima chiesa del nostro gonfalone sarebbe stata eretta sullo scorcio del sec. IX da Andrea priore e da Foscolo. Il corpo di s. Grisogono non fu portato a Zara nel 649; questa è una delle ipotesi di chi non conosce la leggenda sorta intorno al 1000, alla quale si deve dare maggior peso che alle altre, perchè è l’unica che sia suffragata da documenti degni di fede. Secondo questa leggenda il corpo del santo sarebbe stato trovato nei pressi di Zara; non vi fu dunque portato solennemente da Grado o daAquileia; la sua invenzione deve essere avvenuta poco dopo la traslazione di s. Anastasia. 11 nostro autore troppo non si affanna a precisare il tempo cui si debbono attribuire le singole parti della chiesa, la quale, come è noto, deve l’attuale suo aspetto a più periodi di costruzione; nè egli troppo discute la ripartizione nei secoli che ne fanno U. M. de Villard, sempre troppo superficiale, C. Ivekovic, che nel palazzo dioclezianeo trova tutti i modelli dell’architettura medioevale dalmata, e L. Jelic, che con sicurezza davvero invidiabile precisa tempo, stile e secolo a ogni pietra concia. Per il sig. Vasié la parte più interessante della chiesa, quella che la distingue dalle altre chiese medioevali della Dalmazia, è la loggetta praticabile che decora l’esterno dell’abside di mezzo. Il Rivoira e U. M. de Villard, che di pari passo lo segue, la credono di provenienza lombarda; il nostro autore^ perchè si tratta di monumento zaratino, ne cerca la paternità a Pisa, ove il tipo