— 180 — pensa anche il sig. Vasié, il quale ragionevolmente dice, che se sono contemporanei alla costruzione della chiesetta, vorrà dire che al sec. XI apparterrà anch’ essa. Così la pensiamo anche noi. Non si comprende però di quale portata per lo stile e per l’epoca come dei bassorilievi così della chiesetta sia la sua osservazione, che il fregio superiore di uno dei due bassorilievi « ricorda • un fregio che si vede nel castello di Safa in Siria, che risale al VII secolo. C'è ancora il nostro s. Lorenzo, basilichetta interessantissima a tre navi con la nave mediana cieca e reggente una cupola. Essa offre ancora materia infinita dì discussione, particolarmente per la parte annessavi a tramontana. Il sig. Vasic, cui nulla è sfuggito di quanto in proposito fu scritto — esempio singolarissimo fra quanti s’occupano di cose nostre — riporta le diverse opinioni, le vaglia e ne ricava le sue conclusioni. Le quali in parte si possono accogliere, in parte no. Che la chiesetta non ci sia conservata tutta nella sua forma originaria, che nella sua costruzione si debbano distinguere un periodo anteriore all’anno 918 (perchè anche qui interviene il valido soccorso del testamento di Andrea priore) in cui sorsero le tre navate e la cupola, e un periodo posteriore, in cui si costruirono il nartece o portico e il campanile, sono conclusioni che si possono accettare ; all’ incontro non tutti penseranno, che fra le aggiunte e le modificazioni fatte nel sec. XI siano da comprendersi anche i capitelli delle due colonne più vicine all’entrata ora murata e la cornice della porta a borea (non a ponente). Mentre ci è difficile ammettere un abbellimento che implica un non indifferente problema tecnico, potremmo anche osservare che i due capitelli, se espressamente scolpiti posteriormente, avrebbero dovuto avere il diametro corrispondente a quello della colonna. Ma vi sarebbero dei riguardi stilistici decisivi per la tesi del nostro autore. La figura di santo o adorante che appare su uno dei due capitelli egli la ritiene stilisticamente simile alle figure di angeli sugli stipiti della porta settentrionale della chiesetta, ora nel Museo Archeologico, e si chiede se capitello e porta, che sarebbero contemporanei, si debbano datare del sec. XI, come vorebbe il Rivoira, o del sec. IX, come pensano il Gerber ed altri studiosi dell’arte. Un nostro recente esame del capitello e della porta ci conferma nell’opinione, che la figura di santo è anteriore a quelle d’angeli sugli stipiti della porta, particolarmente poi anteriore alle figure dell’architrave, nelle quali i tratti del volto sono meglio segnati. Ci pare anche, che l’atteggiamento di adorante del santo sia un non disprezzabile indizio di antichità; all’incontro non crediamo che il trovarsi gli alberi della vita e i grifi collocati negli angoli dell’architrave come « motivi di secondaria importanza », significhi abbandono e noncuranza di un soggetto decorativo, un tempo ampiamente sviluppato, quindi ora indizio di epoca più recente, e sia, insomma, argomento che vada preso sul serio. Aggiungeremo ancora, che lungo lo spigolo interno degli stipiti corre un tentativo di fregio a fusarola, decorazione che si osserva anche sull’archivolto a caulicoli arricciati della porticina a levante del tempio di s. Donato che è ben anteriore al mille. Concediamo invece, che le quattro aquile — non protome di animali, meno ancora simboli degli evangelisti, come altri vorrebbero — che fanno da mensole o peducci agli archi (doubleaux) della nave di mezzo, siano soggetti che compaiono agli albori del periodo romanico e che, appunto perchè elementi più di decorazione che di funzione statica, possono derivare da un posteriore abbellimento della chiesetta e ascriversi al sec. XI. Queste considerazioni invitano a ritenere la chiesetta, meno le aquile, di poco anteriore al 918; il nartece o portico è indubbiamente di epoca posteriore.