— 179 — esattezza. La lunghezza della campata di mezzo, che l’autore dice esagerata, crediamo sia stata determinata dalla necessità che le colonne poggiassero sui muri del sottostante podio; la forma della chiesetta, una croce iscritta in un quadrato, non vi avrebbe influito affatto. Non sarebbe del resto impossibile che il podio, la cosidetta chiesa inferiore, in origine fosse una costruzione a sè, poi ridotta nell'altezza e fatta servire di base alla chiesa. Comunque, l’essere stato trascurato un attento esame delle singole parti di questo strano edificio avanti la sua demolizione, oggi mette in non lieve imbarazzo gli studiosi; il nostro autore qui più volte brancola nel buio. Così mentre egli col Hauser si stupisce della sproporzione esistente tra l’altezza della nave mediana e le laterali, deplora che il Hauser non accenni al modo in cui la nave mediana era illuminata. Ora dal bello schizzo che di s. Domenica ha tratto il nostro Smirich l'anno precedente alla distruzione del monumento, risulta che la navata era illuminata da una finestra che s’apriva nella parte superiore della sua abside rettangolare e più in alto da una croce luminosa praticata entro l’angolo dei due spioventi del tetto; nella parete opposta s’apriva ancora una finestra che metteva in un grande locale attiguo alla chiesetta; luce dunque più che sufficiente per una navata di 6.65 m. di lunghezza su 2.30 m. di larghezza. Quanto poi alla sproporzione nell’altezza delle navate, cui accenna il Hauser e il nostro autore sembra confermare, dichiariamo che non ci riesce di vederla, meno ancora se osserviamo il fedele disegno dello Smirich, in cui i rapporti d’altezza ci sembrano perfetti. 11 sig. Vasié invece, perchè crede di poter elencare s. Domenica fra le « chiese a navata centrale cieca e cupola su di essa », come p. e. il s. Lorenzo, fa sua l’osservazione del Hauser, ma più sotto esprime il dubbio se per avventura non fosse meglio elencarla in un altro gruppo. Dalla pianta e dallo spaccato che ne dà il Hauser, egli avrebbe pur dovuto accorgersi che la navata di mezzo nè era cieca, nè reggeva una cupola. Il nostro autore propende a credere questa chiesetta una costruzione del sec. XI; meglio egli fa quando dichiara non avere alcun motivo di porre queste chiesette fuori dei confini del periodo cui appartengono le chiese di questo tipo in Dalmazia e che va dalla fine del sec. IX alla seconda metà del sec. XI. C’è innegabilmente in queste nostre piccole costruzioni qualcosa di speciale, di quasi locale, qualcosa che esula dalle forme riconosciute, che si sottrae al dominio di leggi architettoniche e stilistiche assolute. S’è ormai tanto scritto su queste chiesette, più ancora sulle loro consorelle nel resto della Dalmazia ; tuttavia le opinioni divergono ancora, divergono anzi sempre più e nel modo più sconfortante. L’improvviso verbo proclamato dallo Strzygowski come frutto delle sue esperienze orientali, accolto senza le dovute cautele da neofiti inesperti, cui le più ingannevoli analogie sono addirittura altrettanti sprazzi di luce solare, creò nelle ricerche sui nostri monumenti medioevali più confusione che altro. Noi pensiamo insomma che fino a nuovi e più seri studi, lo spazio di tempo di due secoli o poco più, fissato dal nostro autore per collocarvi la costruzione delle nostre chiesette, sia sufficiente; esso si restringerà per ogni singolo edifizio, quando tutto il materiale che possediamo sarà stato vagliato da una stessa mano, riordinato e raggruppato con criteri scevri di preconcetti. Nella chiesetta di s. Domenica furono trovati, uno affisso alla parete a levante, l’altro nel sotterraneo, due importantissimi rilievi, rappresentanti il primo la nascita del Redentore e i Re Magi, il secondo la strage degii innocenti e la fuga in Egitto. Erano forse due plutei presbiteriali. C’è chi li ritiene del IX, chi del X, chi dell’XI secolo; delle tre opinioni l’ultima sembra prevalere, Cosi !s