— 197 — Per dare un’idea della fortuna di certi libri slavo-religiosi ricorda l’edizioni (dieci) di Ivan Bandulavic («Slavia», IV, 4,701) e dimentica la diffusione dei Lezionali dalmati o di alcune opere del Divkovic (il « Nauk krstjanski » edito tredici volte, cfr. M. RESETAR, Izdanja Divkoviceva nauka krstjanskoga, in « Prilozi za KnjizevnOSt, Jezik, Istoriju i Folklor , voi. VII, fase. 1-2, Belgrado, 1927) che ebbero ripetute edizioni nei sec. XVII e XVIII (D. PROHASKA, Das Kroatisch-serbische Schriftum in Bosnien und der Herzegovina, Zagabria, 1911, pag. 104) e che erano tanto note al popolo che i sacerdoti stessi le distruggevano perchè i loro parrocchiani protestavano se si sentivano dire delle cose che non trovavano nel Divkovic (A. Fortis, Viaggio in Dalmazia, Venezia, 1774, I, 61). Per dimostrare che M. Caramaneo (Karaman) non è stato in Russia un missionario cattolico, ma semplice cappellano dell’ammiraglio M. Zmajevié, il M. s’appiglia ad una fugace notizia dedotta da un testamento inedito (Starine, 35, 399) e trascura lo « Izvjestaji Spljecanina M. Karamana o Rusiji » (O. PlERLING, Starine, XV, 99 s.) in cui il Caramaneo stesso si professa informatore della Propaganda Fide e si dice « Missionario Apostolico ». La bibliografia di cui il M. si vale, è esauriente e vastissima. Alle volte però ricorre all’autorità di autori e opere che sono già superati e corretti: il KUKULJEVIC con Bibliografija hrvatska e Knjizevnici u Hrvata ecc., il SlJRMIN Con Povjest Knjizevnosti hrvatske i srpske, il LjUBIC con Ogledalo knjizevne poviesti, il SAFARÌK con Geschichte der siidslavischen Literaturen. Tal altra volta ricorda opere di minor importanza e ne sorvola le essenziali o in genere sorpassa opere niente affatto trascurabili. Per la storia dei Francescani nelle terre jugoslave cita lo Zlatovié e il Batinic («Slavia», IV, 4, 694) e trascura il Fabianich: Storia dei Frati Minori dai primordi della loro istituzione in Dalmazia e Bosnia (Zara, 1863, 2 voi.) e l’IVANCIC: Povjestne erte o Samostanskom III. Redu Sv. O. Franje po Dalmaciji, Kvarneru i Istri (Zara, 1910). Parlando del cattolicesimo in Bulgaria ricorda il Miletic (un’opera sola però!), il Fermendzin, il Milev e omette V. KaCANOVSKIJ : Katoliceskaja propaganda v Bolgarii v XVII i XVIII vikah, Kazan, 1888 e A. TEODOROV : Blgarité katolici v Svistovsko i tèhnata cerkovna borba, Sofia, 1902, per non ricordare altro. Avendo ricordato, a proposito della Slovenia in rapporto alle « Provinces Illyriennes » di Napoleone, il saggio di Bogumil Vosnjak: Listava in uprava ilirskih dezel, noi avremmo menzionato anche l’interessante articolo di J. PrIJATELJ: Slovenscina pod Napoleonom, in «Veda», I, 1911. Le note a pie’ di pagina sono di solito in consonanza col testo. Talune però sembrano di seconda mano e appaiono non sempre opportune. In una citazione, p. es., del Farlati si trova un non necessario spostamento di parole („arcendam“, «Slavia», IV, 4, 687, nota 2). Si citano cosi (ivi, p. 688) gli Acta Bosnae di E. FERMENDZIN (di pag. 324-325) e i Vetera monumenta Slavorum meri-dionalium di Aug. Theiner, II, 124, e non si sa che le pag. 342 s. dei primi, e II, 331 dei secondi, porgono notizie, forse, più interessanti per lo stesso caso. La nota 1 di p. 692 (« Slavia », IV, 4) addirittura è in contrasto col testo. Le citazioni della nota 1 pag. 693 in una variante non concordano coll’originale, ma con la provenienza di detta nota: Stojkovic, op. cit., 113. Per dire che a Pago si parlava il dialetto del ca il Murko cita (« Slavia », V, 1, 72) uno studio sul dialetto di Arbe del Prof. Kusar, dove di Pago non è fatta alcuna menzione in tale riguardo. Nè lo si poteva fare, chè a Pago parlano il dialetto del ca, non del ca Ci sia infine concesso di osservare un paio di inscusabili errori, più o meno gravi s’intende. Non è Marino Darsa («Slavia», IV, 4, 693) che insegnò