- 143 - spiegazione non ci sarà data, si avrà il diritto di sostenere la tesi contraria, quella cioè dell’ininterrotta vitalità, anche dopo il secolo XV, dell’elemento neolatino nei nostri centri costieri; tesi che mirabilmente concorda coi dati storici del paese ed è l’unica chiave di volta che spieghi le complesse vicende culturali e politiche del nostro passato. * * Hs Un esame imparziale dei non molti documenti della lingua parlata dai cittadini di Ragusa tra il secolo XV e XVI è ben lungi dal confermare l’estinzione del neolatino nella vita privata e il completo trionfo del serbo-croato, come sostiene lo Skok. Certo una maggiore conoscenza e diffusione dello slavo in tutti i ceti della popolazione è innegabile; ma nè le malattie, nè le nuove correnti migratorie slave, in seguito alla pressione turca, furono capaci di sradicare l’antico ceppo neolatino, che aveva radici ben salde nell’aristocrazia cittadina (la cui composizione in quel tempo non aveva subito tali mutamenti da modificarne l’aspetto etnico), nelle tradizioni storiche nobilissime e sempre presenti, nella scuola e nella fiorente coltura umanistica, che faceva di Ragusa un sobborgo spirituale di Firenze (*), nell’amministrazione civile e nel reggimento ecclesiastico e da ultimo nel continuo apporto di elementi dalla Penisola (2). E il prof. Skok sa benissimo che queste non sono vuote frasi, ma appena accenni schematici a fattori importantissimi, vivi ed operanti nella società ragusea dell’ epoca, a illustrare i quali non basterebbero tutte le pagine del presente volume. Sarebbe veramente strano che tutte queste forze si fossero arrestate alle soglie dei palazzi patrizi o delle case borghesi e non avessero esercitato la loro influenza anche nell’interno delie pareti domestiche. Se la discussione che ebbe luogo al Consiglio dei Pregadi nei mesi di dicembre e febbraio 1472 sulla lingua da usarsi nei pubblici dibattiti (;1) è un indizio della crescente diffusione dello slavo, comprova pure la tenace forza di resistenza di quel mirabile patriziato, che si riconosceva fra- (*) L. Vojnovic: Dubrovnik, - Jedna istorijska setnja. Zagreb, pag. 42. (') Cfr. A. CRONIA : Relazioni culturali ecc. (3) Cfr. BARTOLI : Das Dalmatische, I, pag. 221-224.