— 95 — che dalle Potenze cattoliche, una personalità ben nota nel mondo letterario romano; gradito ai Pontefici e al circolo della regina Cristina di Svezia, poeta, erudito, amico dello storico dalmata Giovanni Lucio, coprì dal 1661 il posto di Custode e dal 1682 quello di Prefetto della Biblioteca Vaticana ('). Non deve far meraviglia che il Rogacci dedicasse il suo poemetto a Cosimo III di Toscana, sperandone aiuti per la patria in rovina. Le relazioni di amicizia fra Ragusa e Firenze erano di antica data; vivissimi già dal Quattrocento gli scambi intellettuali fra le due città. Maestri, letterati, artisti, commercianti toscani avevano stanza a Ragusa in sì gran numero, da lasciare l’impronta della toscanità nel linguaggio corrente del paese; numerosa pure la colonia dei Ragusei dimoranti a Firenze e benvoluti dai Medici; frequenti nelle opere dei poeti di Ragusa i segni di devozione e attaccamento alla famiglia granducale. Il breve poemetto del Nostro, che dopo la dedica a Cosimo e l’esaltazione della sua schiatta descrive la città natale e ci presenta con vivi colori i vari momenti della catastrofe, risente ancora dell’ età giovanile dell’autore e del fervore dei suoi studi classici. È naturale che l’arte nel descrivere le varie scene sia tutta presa a prestito dagli autori latini prediletti, Virgilio ed Ovidio in ispecie; la perizia nel maneggio del verso è certamente notevole, nè mancano tratti riusciti, dove più facilmente si accende il sentimento del poeta, come quando esalta le bellezze e i pregi della sua patria e ci rappresenta il navigarne che da lontano addita ai marinai il sito mestissimo ove essa sorgeva. Ma vi difetta l’impronta personale : si sente che il genere descrittivo non corrispondeva al temperamento dell’autore, che non vi trovava agio di effondere gli affetti più intimi del suo animo, rivolto già allora a ben più profonde meditazioni morali e religiose. Questo poemetto sul terremoto e gli inni latini per l’ufficio in onore di S. Biagio (2), patrono della repubblica, composti ad istanza dei suoi concittadini, sono le uniche opere del Rogacci che (*) Cfr. KORBLER: Pisma opata Stjepana Gradica Dubrovcanina Senatu republilce Dubrovacke od god. 1667 do 1683 in «Monumenta spectantia historiam Slav. meriti.», voi. XXXVII, Zagabria, 1915; Archivio Storico della Dalmazia, Vol. Vili, fase. 41, pag. 226. (-) Hymni tres in officio D. Blasii Ragusini. Il Rosan non ne cita 1’ edizione e noi non li abbiamo trovati nelle biblioteche di Zara.