4G3 MDXXVII, LUGLIO. > Da Roma, del Fanzina, di 22 Zugno 1527. Azio «he Vostra Excellenlia sia raguagliata per'* quanto potrò di tutte le occorentie di qua, essendomi, accaduta la comodità del presente, non ho voluto pretermetter a scriverli questa mia, ne la quale gli significo come, persistendo le gienti d’arme ne la opinione che ne l’altra mia scrissi, quale ho mandata per il trombeta ili missier Paulo Lu-zasco, di volersene andare ogni volta che non gli siano dati dinari, non ci essendo altro remedio che per mezo del signor Viceré di haverne quando Sua Excellentia volesse dare di quHi del regno, iu mandato da lui ; ma queli che andorono non 1’ havendo trovato a Civita indivina ove se crediano di trovarlo, che già si era partilo per Gaeta, non volsero passar li, et tornandosi senza conclusione, sono determinatamente risoluti partirsi Domenica, se in questo megio non gli provedeno, benché beri se gli partissero da 100 homeni d’ arme in circa. 11 loro disegno è di andare nel regno, et starsi in queli loci che iudicaranno più accomodati a darli il vivere a discretione, sinché gli sia provedulo di quelo che gli deve la Maestà Cesarea per il loro servito, che sotto sopra è di tre anni per ciascuno, secondo che dicono. Li cavali legieri beri andorno a parlare al signor , Alarcone sotto questo medesimo proposito di voler danari ; il qual gli rimise al signor Principe, dicendogli che era conveniente che andassero da sua signoria che era loro capitanio et aspirava ^d esser generale ; et lui per la infirmila può molto poco alendere a queste cose. Et aziò che Vostra Excellenlia cognosca che queste nove di qua non si pono scrivere se non confusamente .come confusamente si fanno, il che mi ha forsi fatto parer alcuna (volta) contraddente a quelo che poco prima ho scritto, la sapia che la fantaria spagnola heri si risolse di mandare a pregar il signor Viceré che venisse in lo exercito, dandogli la fede che l’houorariano et obe-diriano, nè pensavano ad alcuna cosa che fusse conira l’honor suo ; el questa malina doveano expe-dir li ambasciatori, che sono dui capilauei cum un homo per ciascuna insegna. Gli alemani non sono intravenuli. in questa cosa ; el per quanto intendo non si hanno saputa. Sì che queli medesimi che già quattro zorni lo voleano amazar, bora lo chiamano. Il signor Siara Colonna già doi dì parli cum il suo colonelo per audare a viver in questi contorni de la banda di Monterotondo, et per il camino, tulli li bagalii o la magior parte di queli che le sue genti trovorono di queli del campo che erano andati in foraggio, tulli li tolsero et menaro via ; che ha sdegnato al possibile queli a cui è tocco la sorte. Per rimedio di questo, hanno questi signori fatto diponere tutte le robe del signor Siara che erano in Roma in mano di terza persona, che sono molte robe, perchè con questo megio el piglii partito che li bagagii si restituiscano. La peste va crescendo in maniera, che ne cadono infiniti a l’improviso per le strade, de che ognuno è impaurito al possibile ; nè cum tulio ciò si può I' homo guardare ; et del partirsi non si sa il quando, et questa novità de le genti d’arme fano dubitare che se gli stia anco più che si pensava prima; pur quando questa fanlaria liabia haulo danari, si vederà che ha da terminare questa cosa. Da poi la dala, le gienti d’arme si sono contentale di aspettar per 8 giorni la provisione sopra li casi soi ; la qual facendosi restarano, et non si facendo se ne andarano seeundo la prima delibera-lione. Et perché stiano cum più avantaggio, si è determinalo che vadino per questi pochi di lontano dì qua Circa 18 miglia a certi lochi che sono fra il Tevere et Teverone, gli nomi non gli so, perchè pur questa sera hanno fatta la determinatione che prima haveano designato, che andasseno a Veletri a far le vendete de li mali portamenti de queli vilani ale compagnie di Vostra Excellentia che gli aio-giorno. Di Pranza, di sier Sebastian Justinìan el cavaiier, Orator nostro, date a Faris, a dì 30 Zugno le ultime. In la prima, di 22 Zugno, scrive come fu mandato a chiamar dal Coijseio regio, et dimandoe del partir di monsignor di Lutrech. Disse a dì 25 di questo, et haverà con lui 800 homeni d’arme, olirà 100 nobili di Pranza che veneno senza soldo per exercitar la mililia, et lui dice dover esser a dì 5 Luio in Ivrea con bellissima et optima zeute, el li fanti di Piero N a varo erano in astesana. Scrive, questi heri expedirono 4 primarii capilanei di lanzinech a li quali si dava stipendio annuo da la corte con ordine che andasseno a solicilar li 10 milia lanzinech deliberati per avanti dì far per la impresa de Italia, a li quali è stà dato 10 milia ray-nes per capara di 10 milia fanti distribuiti per il suo viver fin siano tulli ad ordine, et alora se gli daranno il solito stipendio senza poner a conto il raynes, et la Signoria nostra di tal spexa che fa il Re, non è per baver danno alcuno. A li capitanii dilli se li dà scudi 200 per uno oltra le page ordinarie. Da poi, monsignor di Lutrech disse per nome