— 309 — e prosperosa, a differenza di Lagosta, Meleda, Mezzo, divenute poveri ed oscuri feudi, semplici vivai di ciurme delle navi ragusee. * Lj. KARAMAN, Spomenici u Dalmaciji u doba htvatske narodne dinastije i vlast Bizanta na istocnom Jadranu u io doba. (I monumenti in Dalmazia al tempo della dinastia nazionale croata e la potestà di Bisanzio nell’Adriatico orientale nello stesso tempo), pp. 181-195. —11 titolo è troppo pletorico e vasto ove si pensi che allo studio hanno dato origine, e vi sono quasi soltanto considerati, due poveri frammenti architettonici. È tendenzioso anche, giacché, per quanto non si dica la Dalmazia soggetta al regno di Croazia, tuttavia quel al lempo, potrebbe far supporre relazioni e interdipendenze che non ci sono. Ciò premesso, lo studio è generalmente buono. Ottimo il quadro, disegnato nell’introduzione, delle correnti e impronte artistiche in Dalmazia nell’alto medioevo. Una cosa tuttavia sarebbe stato desiderabile che l’a. maggiormente chiarisse: tra l’arte fiorita nei territori abitati da croati, importata dai centri italiani carolingi, e l’arte fiorita nella Dalmazia abitata da italiani, di sovranità bizantina, la differenza è notevole e caratteristica. Quella si presenta strettamente in nesso con le forme lombarde e tosco-laziali, questa è una netta continuazione della ravennate. Più tardi, dopo il 1000, con la venuta dei benedettini cassinesi le forme, specialmente architettoniche, si orientano, ricopiano e rielaborano il romanico pugliese. L’a. poi descrive e studia un frammento architettonico recentemente trovato a Traù che reca la iscrizione: IN CONST.. .. MPERATOREM. Giustamente completa «In Constantinum Imperatorem » e nota che l’iscrizione deve riferirsi a Costantino V (741-775) o Costantino VI (780-797), probabilmente a quest’ultimo Pur nella sua povertà il frammento è indice di una forte vita artistica e intellettuale a Traù nel secolo Vili. Non altrettanto felice è l’a. nell’analizzare e datare un altro frammento pur di Traù, che reca l’iscrizione EGO PROCON.. La O epigrafica a forma di rombo non è esclusiva del IX secolo e anteriori. La ritroviamo, p. es., in un frammento di pluteo proveniente da S. Grisogono di Zara secolo X-Xl (sec. XI incipiente lo giudica C. Ckcchelli, Catalogo delle cose d’arte e d'antichità d'Italia. Zara. Roma, 1932, pag. 191; fig. in Brunelli, Storia di Zara, pag. 351) Ancor più debole è la parte storica dove l’a. vuol identificare la carica del proconsul con quella dello atgarr/yóg. Nel governo provinciale bizantino in Dalmazia bisogna distinguere nettamentre tre fasi : la prima, quella dello OTQavrjyóg, che va dalla costituzione del thema sino agli ultimi anni dell’imperatore Basilio (m.886), durante la quale la provincia era governata da un funzionario inviato direttamente da Bisanzio, salvo quei periodi nei quali la popolazione, per l’una o l’altra ragione (contese iconoclastiche, orientamento verso la politica carolingia, impulsi di autonomia ecc.) sostituiva con un dux indigeno lo orgavr/yóg imperiale. Avendo Basilio determinato che il censo imperiale anziché allo ovQavrjyóg venisse pagato ai vicini Slavi quale prezzo di non esercizio della pirateria, il funzionario che Bisanzio inviò in seguito fu di rango minore, e precisamente un magister (miti• tam ?) [Il Brunelli, op. cit., pag. 323, suggestionato dal Ferrari-Cupilli, crede trattarsi di un maestro di scuola !]. Questa seconda fase dura sino al secondo quarto del sec. X. Ma poiché all’ impero era gravoso il pagamento della Qoyr'j spettante al magister, instaurò addirittura la pratica di investire il priore zaratino del reggimento della provincia col titolo di proconsul = à&vvjtaTog. Abbiamo cosi la terza fase, la proconsolare, che coll’ interruzione dal 1000 al 1024, quando il governo fu tenuto dal doge di Venezia, dura sino a quasi tutto il sec. XI. Nei momenti difficili l’impero inviava un catepano (p. es. 1066-1070). È dunque tra il 930 circa e il 1000, o dal 1024 in poi che bisogna porre la data del frammento traurino. Certamente esso appartiene al