— 37 — 28. - N. Tommaseo ad a. Mustoxidi [Corfù, 1853]. C\aro\ M[ustoxidi\ Il Pavelli (*) ha saputo: egli è che sbagliava. Non ¡scomodate dunque più il Conte Bulgari (2) e ringraziatelo. Sono ad un’ altra preghiera. Il prestantissimo Reggente che si prestò nel processo del Bercich (:1) con tanto zelo da onorare lui e risparmiare al paese uno scandalo, giova che sappia, essere stato a Fano carcerato un israelita, il qual veniva di Corfù e aveva nella soffitta di una sua casa in Pesaro nascosto un baule con entrovi una scatola di valore e cucchiaini d’argento e monete d’oro, delle quali cose talune alla casa del Bercich mancano e c’ è chi può riconoscerle se sien quelle. Ora trattasi di far venire a Corfù quel baule, dopo levata in Pesaro la nota delle cose contenutevi, sigillato e assicurato per modo che non ci abbia luogo sospetto, e eh’ e’ possa fare in giudizio irrefragabile documento. Vegga il P° Reggente se convenga indirizzarsi all’avvocato della legge, acciò eh' egli si volga al console degli stati romani, ossivvero pregare anco il segretario S. Freser che aggiunga la sua parola. Potete mostrare questa mia anche per segno della riconoscenza eh’ io porto alle cure prese dal Signor Reggente in cosa già circondata da tante difficoltà. Addio di cuore Vostro affezion.mo Tommaseo 29. - N. Tommaseo ad A. Mustoxidi [Corfù, 1853] C\aro\ M[ustoxidi] Stamani quando son passato da voi non sapevo d’avervi a pregare di cosa che mi preme come se fosse mia propria e per la quale non dubito delle vostre (l) Uno dei cognati del Tommaseo. (*) Il Conte Spiridione Veja Bulgari, Prestantissimo Reggente dell’ isola di Corfù. (") Il dalmata Domenico Bercich, morto a Corfù, del quale era stato falsificato il testamento. Il 12 agosto 1853 il Tommaseo scriveva al Vieusseux: «Mustoxidi ed io fummo dal giudice inquirente chiamati, oltre i periti della mano di scritto, a dire se i due testamenti, nelle locuzioni e ne’ costrutti somigliassero allo stile del supposto testatore, dacché anco gli stolidi hanno uno stile ; e fu trovato che no. Il Mustoxidi in questa faccenda si portò lealmente, tuttoché geloso della sua popolarità, e che sapesse come, per essere la donna accusata fattasi di latina greca, ella avesse partigiani tra i furibondi della Grecia e tra’ preti ». Carteggio Tommaseo-Capponi, III, p. 238.