503 MDXXVII, LUGLIO. 506 che vegna, né si scia se aceterà il partito. Il cardi-n:d di Ancona ussì di castello sotto colore di tran-sferirsi a Nepi per far danari, et non vi è poi volalo ritornare, et ha facto da savio a ussir di gabia. Si crede che sia venuto a la volta di Venetia. Il Cardinal Jacobazi è morto, et di la nostra povera fameglia di monsignor reverendissimo Redolphi che rimaste sono in Roma exlincle (sic). In castello ancora è peste assai, et vi more ogni di bon numero di persone; a Rangone solamente è morto da 15 servitori, et elgi ha habuto licentia dì redursi in una vigna, data bona securtà di tornarsi in castello al Papa ; et (ad) altri cardinali moreno tuttavia di familiari. Pensate a che termine et a qual strete si trovamo. A questi zorni cavalcai di commissione del reverendissimo a Lucca et a Massa, et parlai a li reverendissimi Cortona et Cibo, per causa del 331* haversi, insieme col nostro Redolii et li altri che son fori di castello, a congregarsi in qualche cita di la Chiesia. Trovoli assai ben disposti, et maxime Cortona; Cibo non trovai risoluto aliaelo; pur per alcune cose successe poi, et per la tornata di mis-sier Stefano, si crede debiano ragunarsi in Bologna, benché Cortona haveva deliberato di andare a Parma, et forsi fin a questa hora potrebbe esser partito da Luca per tal gita. A Siena si trovano da 80cavalli spagnoli, et hanno seco Giulian Leno comissario et procurutor di Nostro Signoria far loro la consignation, et darli el possesso di Parma et Piasenza. Ranno chiesto passo et salvocandulto a fiorentini, et hannolo havuto ; la qual cosa è da dispiacere a li confederali ; non so se quelli di le terre li voranno acceptare. Mi pare che undique sint angustine, el se questi paesi de qui stanno male, nè ancho li nostri stanno molto bene, rispetto a la penuria che vi si prepara in fu-turum non contenta del preterito, agiuntovi apresso la imprestanza che si hanno a dare a li nostri illustrissimi Signori ; del che però non mi rincresse, quando pur si fazia qualche impresa profitevole al dominio loro. 332 Da Crema, del Podestà et capitanio, di 15. Manda questo a viso : Copia di lettere del conte Alberto Scotto, date in campo alli 14 Luio-1527. Magnifico et clarissimo signor mio honoran-dissimo. Vostra signoria poi ben esser certissima che, oc-corendome qualche cosa di novo, che subito ne daria adviso a quella, come per altre mie ne ho scritto. Et sicome desideroso di far in effetto quello che dico con parole, altro non scio al presente ohe scriver a vostra signoria, salvo che heri di nolte se fece una grossissima cavalcata alla volta de Milano .con zente d’arme et fantarie per assaltare la scoria doli inimici ; et conclusive, che tornorno a mezo zorno senza far effecto alcuno, nè mai veder li inimici ; et per quanto posso considerar alcun effecto bono non si ha da far per noi donec che lo exeroito del Chrislianissimo re non sii qua. Occorrendome altro mi sforzerò darne ad* viso a vostra signoria, alla gralia di la qual di continuo mi odoro et ricomando. In Notatorio 1527, adì 18 Luio. 332* La Illustrissima Signoria, per execution et ob-servanlia del Irentatresimo capitolo di la Promis-sion del Serenissimo Principe, qual dispone che le monache di San Zacaria et di San Lorenzo delano mandar per regalia ad esso Serenissimo dui mer-sori de calisoni 17 volte a l’anno, le qual par che in tempo del Serenissimo Loredan le fusero redute in 13 volte, comanda a vui Veneranda Abadessa et monache di San Lorenzo che dobiate mandar a la Serenità del Serenissimo Principe nostro la dilla regalia de calisoni a raxon di 13 volle a l’anno, si per il tempo ch’é avenir come per il passato, che non 1’ habiale data da poi Sua Serenità se alrova in ducatu-, li quali calisoni siano di la medesima qualità et sorte che sono quelli che danno le venerabele monache di San Zacharia per obscrvantia di dilto capitolo di la J’romission ducal, come è ben iusto et conveniente ; el non observando, se farà levar la valuta de li fitti vostri che sono intromessi. Consieri. Sier Piero Bragadin, Sier Benedeto Dò.fin, Sier Antonio Gradenigo, Sier Daniel Moro, Sier Francesco Marzello. Adì 19. La matina, fo letere di campo da 333 lliozo del Proveditor zeneral Contarmi, di 16. Come molli fanti del campo vanno via per non esser pagali; et altre confusion del campo ut in litteris. Item manda lettere haute dal governator di Parma : come quel messo del Papa che vien