— 193 - contro l’Austria, aveva ormai superato « l’episodio della slavofilia accentuata e del suo apparente sdoppiamento nazionale » (Randi, art. cit., p. 67): quindi egli di fronte al problema si trovava ormai nell’ identica situazione degli altri italo-dalmati. E di fronte ai nuovi avvenimenti il Tommaseo avverti come sarebbe stato un gioco assai pericoloso quello di gettare la Dalmazia nella lotta del Risorgimento per le ripercussioni che ne sarebbero potute derivare alla sua così delicata situazione interna. Epperò quando accenna al perìcolo che l’Austria possa attizzare la guerra civile sospingendo Latini contro Greci, più che a una improbabile lotta religiosa, il Tommaseo deve certamente pensare a una possibile lotta tra l’elemento italiano, già in maggioranza decisamente orientato verso l’Italia, e 1’ elemento slavo che ancora si dibatteva in intime contraddizioni nella ricerca di un orientamento che potesse soddisfare ugualmente la parte più evoluta e la massa ancora amorfa, indifferente, o, come abbiamo visto, attaccata alla repubblica di S. Marco. Questa preoccupazione del Tommaseo doveva essere allora abbastanza diffusa. Ne troviamo, ad esempio, un riflesso in un articolo del corrispondente da Spalato della Costitutionelle Donau Zeitung di Vienna, che ricaviamo dall' opera del Kasandric (pp. 55-56), facendo però le opportune riserve circa l’affermata atfezione della popolazione illirica della campagna all’ Imperatore. Solo più tardi alla borghesia dalmato-slava di recente assimilazione, che, abbandonate completamente le aspirazioni del resto mai unanimi alla ricostruzione dell’ antico triregno (Croazia-Dalmazia-Slavonia), e per gli appoggi dell’Austria buttatasi dopo il ’64 a capofitto nella politica croatofila, s’era trasformata in croatismo absburgico, riuscirà di far entrare, con una propaganda intensa in cui ebbe alleato prezioso il clero di campagna, in tale corrente la massa rurale, aizzandola contro la popolazione dalmato-veneta diventata apertamente irredentista. Scrive adunque la Costitutionelle Donau Zeitung, prendendo argomento da una requisitoria assai vivace contro le leggi di Giuseppe II in materia ecclesiastica, pubblicata in appendice della Gazzetta di Zara, giornale ufficiale, si noti, dal segretario dell’arcivescovo di Zara Godeassi, e origine di incresciose polemiche e di un grave tumulto scoppiato a Spalato, che per poco non costò la vita all’autore dell’articolo del giornale viennese: «Le simpatie per l’Italia sono patenti; solamente il timore che desta la popolazione illirica di campagna, molto affezionata all’ Imperatore, e particolarmente poi la possibilità dell’ apparizione degli Ungheresi, trattiene dallo spiegare la bandiera italiana tricolore. Molti spingono ansiosamente lo sguardo sul mare aspettando soccorsi dalle coste italiane ». Abbiamo quindi anche qui una riprova dei sentimenti che animavano i Dalmati, in tutto conformi al quadro che abbiamo tracciato brevemente, come comportava il nostro assunto; ma abbiamo altresì una giustificazione dei timori prospettati dal Tommaseo secondo la nostra, crediamo, non arbitraria interpretazione. Quesf ultimo argomento attenua, ci sembra, sensibilmente 1’ errore nei riguardi della sollevazione della Dalmazia compiuto dal Tommaseo, sebbene esso resti pur sempre assai grave. Ancora qualche parola sull’atteggiamento di Trieste nei riguardi della rivoluzione veneziana, e chiudiamo questa parte per noi così seducente, perchè riguarda direttamente queste nostre terre, e alla quale qualcuno potrà forse obbiettare che abbiamo dedicato molto più spazio che non comportasse l’economia generale del lavoro. La possibilità di una sollevazione della città, antica rivale di Venezia, il Tommaseo non sembra considerasse come probabile, specialmente dopo il naufragio,