- 326 - Abbiamo sinora rilevato le manchevolezze dì questo XV voi. del Codex. Saremmo ingiusti se ne tacessimo i pregi e la utilità. Non dimentichiamo che questa è P unica raccolta, dove si possa trovare riunito un abbondante materiale diplomatico dalmata, ed orientarsi sicuramente sulla storia, specialmente interna della nostra regione. Imprendendone la pubblicazione l’Accademia Jugoslava ha veramente bene meritato degli studi. È per questo che, come a suo tempo ci rammaricammo della temuta interruzione che, proprio nel periodo per il quale altre raccolte poco soccorrono, ci avrebbe privato di un indispensabile ¡strumento di studio, oggi sinceramente ci compiacciamo di vederlo continuato e ne auguriamo il compimento con il ritmo iniziale smifciklasiano. Il quadriennio che questo XV voi. riflette non è storicamente molto interessante nè eccessivamente movimentato. È la calma che precede la guerra di Chioggia. Ma quanto importante non si farà la raccolta nei volumi immediatamente successivi quando vi sarà compreso il materiale degli anni che videro tra Venezia e Lodovico il Grande la più aspra delle lotte per il dominio dell' Adriatico, quando vi saranno rappresentate le complesse e decisive competizioni tra gli Angiò di Napoli e Sigismondo di Lussemburgo, l'ultimo ribollire deliavita nei liberi comuni dalmati, la ripresa del dominio veneziano, il costituirsi della repubblica di Ragusa, la formazione delle signorie bosnesi e, infine, le prime avvisaglie della formidabile offensiva turca I Ne affrettiamo quindi con il desiderio la pubblicazione, auspicando che anche l'edizione si faccia sempre più bella e perfetta. G. Praga PETAR KOLENDIC, Zadranin Simun Kozicic i njegova stamparija na Reci (Simone Begna da Zara e la sua tipografia a Fiume). Estr. da « Juzni Pregled », a. IX, Skoplje, 1934, pp. 61-71. Su la interessante figura dello zaratino Simone Begna, vescovo di Modrussa, ci aveva già dato una buona biografia Giuseppe Ferrari-Cupilli, Della vita e degli scritti di Simone Begna Zaratino, in « Annuario Dalmatico », a. I, Spalato, 1859, che niuna ricerca posteriore ha ampliato e superato. Soltanto il Brunelli (Ugliano, in « Dalmata », a. XXXVIII [1903], n.ri 92 segg.), diede qualche altra notizia e soprattutto l’esatta lezione della lapide tombale. Nulla di nuovo, anzi qualche piccolo errore (la madre aveva nome Orea, Auria, non Orsola, ed era della famiglia veneziana Da Canal; non è vero che i contadini del territorio di Zara chiamino Kozicié i Begna), v’ è, dal lato biografico da registrare in questo lavoro del Kolendié. Dove però esso reca nuove, buone e ben inquadrate notizie è nella illustrazione della breve attività svolta nel 1530-1531 dal Begna, quale fondatore di una tipografia slava in caratteri glagolitici e quale editore di opere slave. Spiega il K. come il Begna, dopo aver nel 1512 al Concilio Lateranese, e nel 1516 dinanzi a Leone X, propugnato in due orazioni latine la difesa della Croazia contro i Turchi ed essersi in ogni modo adoperato per la conservazione politica di questa gente martoriata, avesse, dopo l’invasione turca della Modrussa e la fissazione della sua residenza a Fiume, pensato anche alla elevazione spirituale dei suoi fedeli. Nel 1530 si recò a Venezia, dove fece allestire dallo xilografo Mattio da Treviso una serie di iniziali semigotiche, il canone e qualche altra incisione ; da un altro incisore il suo segno tipografico e una serie di iniziali glagolitiche e d’altro genere, e infine, probabilmente da Andrea Torresani o dai Bindoni-Pasini, acquistò una dotazione di caratteri glagolitici. Con questi materiali, e dopo