— 118 — il poter arrecarmi conforto, il rasciugar le mie lagrime, il medicar la mia piaga. Troppo più mi manca, di quanto possa da tutte le creature supplirsi......Ah esilio, non già da questo o da quel canton della terra, ma dal paese de’ viventi, da tutto il bene, da ogni allegrezza, dal mio unico centro! E quali sensi fuorché di profonda mestizia possono suggerirmi le mie palpabili tenebre? O quale assaggio di umana felicità potrà mitigare la crudezza del mio lungo cordoglio, mentre in tanti anni non mi è mai balenato innanzi agli occhi neppure un raggio del Sole increato, non ho mai neppur di passaggio veduto, che cosa sia la vera, l’eterna, la vitale beatifica luce? Ah l’anima mia non può aver più pazienza..... E che altro può rispondere un cieco nato al vostro Quid vis ? se non : Domine, ut videam ? Sì, sì, questa è l’unica mia risposta, questo il sommario di tutte le mie pretensioni, questo quel che incessantemente dal suo più intimo seno con inenarrabili gemiti vi ripete il mio cuore: Unam petii a Domino, hanc requiram: che mi scopriate alla fine, dopo tanti anni di tenebre, il vostro desideratissimo volto: che mi sia lecito vagheggiar fuori di enimmi in se stessa cotesta vostra incomprensibil bellezza, per cui unicamente son fatto, e la quale è tutto il mio godimento, tutto il mio bene » (Cap. XXI, n. 5). La sua brama ardente era finalmente appagata. Sul suo ritratto ad olio, fatto eseguire per incarico del Noviziato di S. Andrea, fu posta questa semplice iscrizione, che riassume a meraviglia la vita e l’attività dell’uomo: P. BENEDICTUS ROGACC1 AMOR1S IN DEUM SCR1PTOR ET EXEMPLAR * * * Ci siamo soffermati a lungo sull’interessante monografia del P. Rosan, rielaborando l’abbondante materiale che essa ci offre intorno alla vita e alle opere del Rogacci, completandolo e correggendolo dove ci sembrò necessario, perchè più nitida ne risultasse l’immagine deU’uomò e del letterato. Quanto abbiamo esposto crediamo che dovrebbe toglierlo daH’imme-