- 142 — ad un altro studio, in cui sfrondava gli allori dell’Osinanide del Gondola, lo stesso Pavic premise questa significativa dichiarazione : « La letteratura croata di Ragusa non ha per noi Croati un valore assoluto, anzi neppure quel valore relativo che p. es. ha per le altre nazioni, specialmente per gl'italiani, la loro letteratura dei secoli passati in confronto colla presente » (*). E ben prima di lui un altro studioso delle letterature slave, J. Ko-pitar, nel 1824, trovò la letteratura di Ragusa « im Grunde ohne Nationalität, nur eine Nachahmung der italienischen ». (*) In questa direzione sembra che si sia avviata nelle sue ricerche recentemente una schiera sempre più numerosa di critici indipendenti (A. Barac, A. Haller, J. Torbarina, M. Kombol), i quali ammettono apertamente la necessità di rivedere i giudizi tradizionali su questa produzione e ne dimostrano sempre meglio la strettissima dipendenza dall’ Italia, il carattere convenzionale e la mancanza di ogni originalità (3). E da ultimo il prof. Skok sembra non tener nel dovuto conto il fatto molto significativo che in quei secoli non mancarono in Dalmazia, prescindendo dalla ricchissima fioritura umanistica in latino, numerose opere di prosa e poesia scritte in italiano, molte volte da quegli stessi autori che coltivarono le lettere slave. È recente la scoperta di sonetti italiani composti da Marco Marulo, considerato il Nestore della letteratura slavodalmata. Persino la corrispondenza privata, anche presso gli stessi scrittori slavi, si svolgeva solitamente in italiano, ciò che contrasta stranamente colla tesi, sostenuta dallo Skok, della slavizzazione completa della vita familiare. Tutti questi fatti, a cui abbiamo solo brevemente accennato, e che pure rientrano nel quadro dell’etnografia di un popolo, non ricevono alcuna spiegazione adeguata, se ammettiamo — come vorrebbe il prof. Skok — la slavizzazione dei Neolatini di Dalmazia; e fino a tanto che una tale (*) O kompoziciji Gunduliceva Osmana in Rad jug. Akad. -, XXXU, pag. 104. (-) Wiener Jahrbücher der Literator, 1824, citato da A. Cronia: / principali apprezzamenti dell'antica letteratura slava di Ragusa. Roma, Istituto per l'Europa orientale, 1933, pag. 12. (s) Cfr. su questo argomento A. Cronia: Op. cit., pag. 23 e seg.