293 UDXXVir, DICONO. 291 del motivo, et che quantunque non li fosse mancato di provedere quanto potea, che nondimeno non era possibile di più, et che hora expectava grossa stimma de denari cosi da Roma come da la corte, et che li daria danari così ad epsi come a li alemani et spagnoli, et che volessero bene servire la Cesarea Maestà, et non mancar de li boni servilii. Al capi-tanio de lanzinech erano lettere: che non volendo li italiani render l’artigliaria, vadi con quelle bandiere a svalisarli et taiarli a pezi senza dilatione. Quelle a * li spagnoli erano exortative ad stare gagliardi, che ancora le cose andassero travagliate, era da sperare ne la bona fortuna di lcr Imperatore che le indriza-ria come ha fatto de le altre volte, cometlendo a essi ancora el svalisare et amazare li italiani come di sopra. Quelle contra li italiani sono state mandate per farli venire a la volta di qua ; et quanto succederà serà advisato a vostra signoria. Qua si atende ad fare le ponticelle per il ponte si 1kivera fare sopra l’Ambro. Idio prosperi le cose. 193 Da Bergamo, di sier Nicolò Sdiamoti podestà et sier Vicenzo Trun capitaneo, di .... , mandano una lettera anta da uno Hironimo Morexini sguizaro, date a dì 7 ili questo a . Fu posto, per li Consieri, zoè sier Piero Braga-din, sier Antonio Gradenigo, sier Daniel Moro, che monsignor di Santo Sepulcro possi vender una caxa a Treviso, era l’hostaria di l’Aquila, havendo auto sententia di poterla vender per domino Cesare Bo-con vicario del Patriarca. 124, 2, 5. Fu posto, per li Savi del Conseio et terra ferma, che li 3 Executori sopra l’imprestedo, havendo a le camere diverse difìcultà, cadaun de lóro possino venir con le so’ opinion a meter parte. 173, 12. Fu posto, per sier Francesco Morexini, sier Francesco MaJipiero, sier Jacomo Bembo savi ai ordeni, che lutti quelli ofìciali e rhaislranze rimasti in Collegio sopra galee di mercado, andando in armada, li sia risalvà di andar al suo ritorno ai lochi loro. Fu presa. .183, 4, 0. 193* Fu posto, per li Savi del Conseio. terra ferma et ordini, che sia revocalo la deliberatione fatta che el empiiamo de le galee bastarde vadi in Ponente et l’armada resti in Ponente. La qual restando, per il cativo aer» tutta se ruinaria ; però sia preso che la dilla deliberalion di far venir la ditta armata a Cor-fù,come fu preso, sia ad unguem eseguita, et ctfcsì sia scriplo a sier Agustin da Mula proveditor di l’armada, debbi exeguir et levarsi et venir ì Corfù. Ave: .... Fu posto, per sier Lunardo Emo savio del Conseio, sier Antonio Surian dotor et cavalier savio a terra ferma, alenlo el signor duca di Ferara habi haulo pacifico la terra di Modena...... Et parlò conira ; primo sier Bernardo Donado è proveditor a le biave, dicendo....... Et li rispose sier Lunardo Emo savio del Conseio: ringraliò il Conseio el non fece bona renga, dicendo con questo si Iralarà de haver il duca di Ferara con la liga nostra. Et li rispose sier Francesco Donado el savio dii Conseio, qual disse il Collegio non sento tal opinion. Et poi parlò sier Antonio Surian sopradilto, per la soa opinion. El andò in renga sier Nicolò Michiel el doclor, dicendo.............. Et visto li do Savìi il Conseio non sentir questo, non mandono la parte. Et fo comandà grandissima credenza di la materia tralata. Fu posto, per il Serenissimo et tutti di Collegio, che tulli li beneficii vachati etc. La copia è questa, però qui non la scrivo. Die decimo lunii 1527. In Rogatis. Serenissima Princeps, Consiliarii, Capita de Quadraginta, Sapientes Consilii, Sapientes ter rae firniae. Essendo sta occupata la città di Roma et infelicemente sachezata da lo excrcilo cesareo con grande occisione et strage, ne la qual si pò lenir per fermo che ne siano molli de li ecclesiastici che ha-vevano beneficii nel Stalo nostro, li quali per la vacanza in loco de li morii el etiam de li vivi che fusscno pregioni, over fugili in loco che non potes-