— 277 - stringere in pochi giri di frase rappresentazioni organiche vastissime, dove nella rappresentazione del fatto c’ è, immedesimato con essa, il sentimento e il giudizio dell’autore sul fatto stesso (il De Santis, penso, se avesse potuto avere sotf occhio questo lavoro, avrebbe per lo meno limitato e temperato il suo giudizio sul Tommaseo scrittore, che a lui, non tenendo conto della profonda diversità dei due ingegni e di quanto di nuovo e originale il Tommaseo aveva portato nel mondo manzoniano, potè sembrare un Manzoni diminuito, incapace di vedere le cose nella loro totalità organica, anemico nella forma, comune nelle immagini per lo più « stecchite, senza corpo, senza luce » (La letteratura italiana nel secolo XIX, Morano, Napoli, 1921, p. 238), e dove tante volte sono posti in rilievo con sapienti accostamenti, con l’accorta collocazione di un attributo, con un breve inciso, fin i minimi particolari di un avvenimento; quest’opera, dicevo, all’autore medesimo pareva « quanto alla dicitura » delle più corrette che egli avesse dettate, anche poco prima della morte. Una nuova altissima benemerenza, alle sue già molte nel campo degli studi tommaseiani, ha aggiunto Paolo Prunas con la pubblicazione del I volume delle memorie intitolate Venezia negli anni 1848 e 1849, edito dalla Casa editrice Le Monnier nella Collezione di « Studi e documenti di storia del Risorgimento », diretta da Giovanni Gentile e Mario Menghini. Sebbene finora non sia uscito che il primo volume deli’ opera, non riteniamo tuttavia che a darne fin d’ora un giudizio complessivo si possa andar gran fatto errati, perchè, a parte la luce che su tutta l’opera getta la lucida prefazione dell’editore, in questo volume si trovano anticipati molti eventi posteriori e, quello che più conta, vi si disegna già netta e salda la posizione di pensiero e di sentimento del Tommaseo dinanzi a idee, uomini e cose del glorioso periodo da lui trattato. I volumi che seguiranno — e ci auguriamo sia quanto prima — potranno completare, non certo sostanzialmente modificare tale giudizio. Nella sua fatica di editore il Prunas non si è limitato — e qui è il suo merito maggiore — a curare con la massima diligenza la punteggiatura dalla quale « risulta l’armonia sì de’ suoni e si delle idee (ond’ella è, a così dire, una logica e una musica visibile) », ad aggiungere parcamente alcune parentesi perchè il testo acquistasse evidenza e chiarezza, a correggerlo là dove risultava evidente che il Tommaseo era stato o non inteso e frainteso per ignoranza degli scrivani ; egli invece ha voluto altresì premettere un’ esauriente prefazione ; ha corredato il testo di centinaia e centinaia di note, aggiungendovi settantadue appendici che le completano, e infine un Indice per indicare le linee fondamentali, e tra queste le secondarie, cosicché il disegno dell’ opera si possa abbracciare tutto, anche materialmente coll’ occhio. Per 1' ultimo volume promette anche un Indice delle abbreviature bibliografiche, e quello delle persone e cose notevoli. Nessuno meglio del Prunas, che è uno studioso di una diligenza e coscienziosità rare, ed ha nel campo degli studi tommaseiani una competenza quale, oggi, forse pochi altri, era atto a dare una così compiuta e sagace illustrazione dell’opera presentata al pubblico. Messe in chiaro, nella prefazione, le vicende dell’opera e le ragioni che indussero il Tommaseo ad astenersi dal pubblicarla, volendola serbata inedita fino alla fine del secolo, il Prunas espone i criteri seguiti nel fissare il testo e nel condurre il comento, dove oltre a chiarire, rettificare, negare, confermare le vicende alle quali allude il Tommaseo, con testimonianze d’altri, le ha riscontrate con altri suoi scritti