— 255 - umane in quest’epoca viventi intorno ali’Appennino siano da « riconoscere veramente gl’italici, piuttosto che un pugno di stranieri invasori». L’età del ferro apre per le Puglie una nuova serie di problemi. Si asserì che quando, verso il sec. Vili, le prime colonie greche si stanziarono nella Iapigia trovarono un popolo di stirpe illirica. Si suppose che gli Illirici fossero della stessa stirpe dei terramaricoli, ma con diverso rito funebre, venuti in una seconda ondata che, come i terramaricoli, avrebbero occupato senza contrasto le regioni che dovevano poi opporre così eroica difesa all’avanzata dell’ellenismo. Di ciò mancano, per ora almeno, sicure prove archeologiche. « E evidente che rapporti debbono essere intercorsi tra le due sponde, non solo: colonie poterono dall’una all’altra essere dedotte, ma ciò non è necessaria trasmigrazione di popoli nè sovrapposizione di genti nuove alle antiche. Potè anche essere, per un momento almeno, opera di collaborazione profilando una speciale civiltà adriatica spezzata poi dal sopravvenire di nuove correnti culturali ». «Quando la via Adriatìco-Elba-Baltico divenne l’arteria del commercio nell’Europa centrale, più intense si fecero le correnti meridionali, mentre nel Norico, Hallstatt diveniva attivo centro siderurgico e col commercio del ferro e del sale, spargeva per l’Europa la sua civiltà, nella quale elementi che discendono dall’ età del bronzo si rianimano al soffio dell’oriente addotto da correnti greche. Più importante era la via adriatica che non quella daH’Eusino all’Europa centrale per il Danubio. Si apre al traffico il grande emporio di Adria, il Piceno diviene la regione italiana più ricca di oggetti di ferro, che vi pervengono insieme con l’elmo hallstat-tiano di bronzo; dalla vallata del Po le correnti culturali risalivano le valli del Ticino e dell’Adige, guadagnando i laghi svizzeri e le alte valli del Reno e del Rodano. Si costituivano allora sulle coste occidentali dell’Adriatico le civiltà messapiche, peucetica, dauna, picena, veneto-istriana, ma non si vede ancora delineata con caratteri propri, una civiltà illirica. Sull’alto delle gradine e nei tumuli della Bosnia-Erzegovina si adagia la cultura hallstattiana. In pieno dominio della storia, si accentua la soggezione della riva orientale adriatica alla occidentale. Roma, Aquileia, Ravenna, Venezia su l’Adriatico riaffermano i benefizi e i diritti della civiltà dell’occidente». La chiara e profonda esposizione di questo disegno, confortata dalla produzione di numerosi dati di fatto e risultati di esplorazioni archeologiche non ancora divulgate, condotte dall’insigne autore che occupa l’unica cattedra di archeologia preistorica in Italia, e dai suoi discepoli e collaboratori, rende la comunicazione di un valore e di un interesse che non possono sfuggire agli indagatori della preistoria italica e mediterranea. * Michele GerVASIO,/ rapporti fra le due sponde dell'Adriatico nell'età preistorica, pp. 367-385. Come il Rellini, nella comunicazione precedente, fa giustizia della teoria « ariana-terramaricola », così il Gervasio, direttore del Museo Proviciale di Bari, affronta, ponendolo nei suoi veri termini, il problema degli insediamenti illirici nelle Puglie, o, addirittura, di quella teoria panillirica, secondo la quale, portata agli estremi, gli Illirici avrebbero oltrepassato i confini della penisola balcanica, per giungere da una parte in Asia Minore, dall’altra sino a Creta; e sarebbero illirici gli Umbri, i Volsci, gli Etruschi, gli Aborigeni del Lazio; illirico sarebbe il nome dei Siculi e della loro isola. Analizzato, con l’acutezza che gli è propria, tutto il materiale archeologico, e considerati tutti gli aspetti della questione, l’a., per il periodo eneolitico, conclude: