75 MDXXVII, MAGGIO. 76 veriano esser più, ma non son venuti quelli del Martinengo, che se doveriano castigar ; tra guasta-dori et aiutanti 400. Queste zente son quelle son continui in esser, et bella gente. Questa è la verità. De sguizari et grisoni, quali sono con il durissimo Vitturi, di 6000 che erano, ne son rimasti 8000 ; li altri zà quattro zorni sono andati via con il suo Capitanio zeneral et altri capitani ; più particularmente, come si farà la mostra darò aviso. La opinion mia è, benché non li habbi visti per esser sempre Iunlan da nui una giornata, credo siano manco de li fanti del marchese di Saluzo, che dicono esser fanti 4000, non sono 2*200 et pur fossero 2000, et sono genie sbandata, non son boni se non da robar et brasar et dar laia a villani, et fanno cose crudelissime, pezo che li inimici ; homeni d’arme 500. Li è ancora tutta la stralia (stradiotia) con il magnifico Zivran. Li capitani di francesi sono la più parte mantoani, zoveni che non pensano se non robar. Di loro non potria scriver ben niuno, et sono malissimo pagati. De li/anti de la Chiesia et fiorentini, io non li ho visti, per esser aviati alia volta di Roma ; ma pur ho inteso la verità. Quelli fo del signor Zanin di Medici, che si chiama la Banda negra, sono da 2500 et più tosto manco, et sono pezo che turchi. Hanno sachizato in Valdarno tre castelli de fiorentini, et forzato femene et fatto altre cose crudelissime. Li è afìcora il conte di Gaiazo, et il conte »Guido Rangon. Tra loro doi hanno da fanti 4000. Le zente d’ arme sono a Roma. De cavalli lezieri credo siano 500. Di le gente se ritrova con il marchese di Saluzo, non é da far fondamento alcuno ; ben vi dico di le nostre combatteranno certo et 45* faranno ogni fuction, che sono bellissime zente ; se l’accaderà combatter, dal canto nostro si farà ogni bona fazion. Del reslo non so quel debia sperar. De li inimici, per li avisi havemo, sono lanzinech da 11 in 12 milia, spagnoli 4000, taliani 4000 et altre generation homeni d’arme 400, cavalli lizieri 600 in 700. Quello vi scrivo è la verità et con fondamento. In questa hora montamo a cavallo. Lo alzamento nostro sarà apresso Cortona ; forza ne é passar per paesi amorbati etc. 40 Copia di una lettera di Giovami Simonetta, da Arcuato apresso Areso, alti 5 de Maggio 1527. Illustrissima et excellentissima signora patrona mia singulare. Noi caminamo di longo a soccorrere Nostro Si- gnore et le cose di Roma. Et dal primo del presente in qua non habbiamo altro aviso de nemici, se non che un cavallaro, qual partì Venere da Roma, referisse come, hessendo egli arrivalo a Ronciglione per venire di longfl per quella strada, trovò che a quel loco cominciavano ad apparire cavalli de nemici, quali presumevasi che fosse 1’ anliguarda loro, che quando fosse così potriasi estimare che inimici ha-vesseno passato il monte di Viterbo. Questo cavallaro referisse a boca, che Nostro Signore havea già adunato grosso numero di fanlaria, et quella distribuita in Borgo, in Trastevere, a Santo Janni, et ad altri luoghi apti alle custodie di Roma, et che il popolo era deliberato voler correre una medesima fortuna con Nostro Signore, pigliando animosamente le arme a difesa di Sua Beatitudine et della città et de lor medesimi. Et questo contengono ancor in sustantia alcune lettere del Datario che portava questo cavallaro alli reverendissimi Cortona et Ridolfi in Fiorenze, in le quale dice il numero de li fanti de Nostro Signore esser già de 7000, et dimostra nel scrivere Sua Beatitudine voler star salda. Che seria una bona cosa, ma però io son uno di quelli che vi credeno poco, maxime havendo veduta l’andata Cibo a Pisa, che mi dubito non sia 46* per preparar le stanzie et dar ordine a ricever il Papa; pur mi potria facilmente ingannare. Dice questo cavallaro, che Colonesi non facevano movimento alcuno. Et messer Gioan Maria scrive quello che vostra eccellenza intenderà per l’alligala, che è P ultima che se ha havuta de lui da Siena, sonosi ultimamente reiratti li inclusi avisi. Messer Horatio heri si mise in camino per andare a torre il possesso di S. Leo et Mayolo, et porta bonissima expe-ditione. Dall’altro canto, lo Illustrissimo, parendoli che hora sia tempo, ha commesso per duplicate lettere a messer Gioan Maria, che con tutti li mezi et modi necessari et possibili procuri di ollenere da Nostro Signore che la bolla della nova investitura sia redutta libera et netta come era prima, senza quelle clausule preiuditiale, etc. Di Crema, del Podestà et capitanio, di 7. 47*') Manda una lettera hauta dal signor duca di Milan, da Cremona. La copia di la qual è questa, con avisi di Franza. Magnifìce domine, amice honorande. Per ledere del 23 del passato da Paris, siamo (i) La carta 47 4 bianca.