— 313 - si pensi che proprio in questo tempo Lodovico il Grande d’Angiò, re d’Ungheria, portava anche i titoli di re di Dalmazia e Polonia. * G. NOVAK, Dubrovacka diplomacija na mirovnom kongresu u Pozarevcu (La diplomazia ragusea al congresso della pace di Passarowitz), pp. 655-664.— L’a. presenta come un grande successo della diplomazia ragusea 1' aver potuto, nel 1718, a Passarowitz, mantenere la continuità territoriale con l’impero turco. Per Ragusa quella continuità era veramente questione di vita o di morte. Ma dire che Venezia fosse animata da sentimenti di invidia o di gara verso la ormai disfatta Ragusa, è assai esagerato. Venezia invece, si valse abilmente del diritto che le riconosceva l’ufi possidetis, per ottenere, in Cambio dell’ occupato retroterra raguseo, territori e fortezze che valevano per lo meno dieci volte tanto. L’acquisto di Cerigo, Cerigotto, Vonizza e Prevesa, cedute a Venezia dai negoziatori turchi corrotti dal denaro raguseo, servi a far apparire Passarowitz come una pace vittoriosa (cfr. A. A. Bernardy, L’ ultima guerra turco-veneziana, Firenze, 1902, pp. 70-71), mentre i poveri forti intorno a Ragusa non sarebbero mai stati da tanto. Quanto alla floridezza ragusea, a cui Venezia avrebbe attentato, essa ormai non era che un mito. La continuità territoriale tra Dalmazia e Albania, Venezia già l’aveva su l’unica via possibile, sul mare. Le Bocche di Cattaro, con le loro flotte e i loro traffici erano nettamente superiori a Ragusa. La infrollita Ragusa settecentesca non dava più ombra nemmeno a Perasto. Fatte queste osservazioni, lo studio del Novak è buo.no, anche perchè vi è pubblicato un pregevole materiale documentario desunto dagli archivi di Vienna e di Ragusa. Anche a proposito di questo materiale bisogna però avvertire che Luca Chirico, come tutti quelli che debbono essere pagati, esagera enormemente il valore dei servigi resi. G. Praga M. KOSTRENCIC, Postanak dalmatinskih sredovjecnih gradava (La formazione delle città medioevali dalmate), in «àiMéev Zbornik», Zagabria, 1929, pp. 113-120. — — Slobode dalmatinskih gradova po tipu trogirskom (Le libertà dei comuni dalmati secondo il tipo di Traù), in «Rad», Accademia Jugoslava, voi. 239, Zagabria, 1930, pp. 56-150. Il primo lavoro, breve, scarsamente documentato, con pochissime esemplificazioni, piuttosto che essere un’ indagine sull’ argomento, si presenta come inteso ad affermare in tesi generale, che sulla costituzione del comune medioevale dalmata, agirono come elementi formatori non soltanto la tradizione municipale romana, ma lo spirito della comunità cristiana e gli impulsi associativi della società medioevale. Tesi tanto ovvia, nalurale ed universalmente ammessa (cfr. in questo riguardo la bella ed esauriente lettura di P. S. LEICHT, Einige Hauptprobleme der italienischen Rechtsgeschichte, Colonia, Petrarca-Haus, 1933), che non si saprebbero vedere i moventi della sua enunciazione, se a svelarceli non intervenisse il lavoro successivo sulle libertà comunali dalmate secondo il tipo di Traù, annunciato nella conclusione e, in seguito, pubblicato nelle Memorie dell’Accademia jugoslava di Zagabria. Lavoro, quest’ultimo, ampio, minuto, documentatissimo, che intende far soprattutto consistere la storia, lo spirito e i fondamenti del diritto pubblico dalmata nei patti che i comuni avrebbero stretto nel 1107 con il re d’Ungheria Colomano, patti dei