- 327 - aver ingaggiato un Domenico, di cui non si hanno più precise notizie, e il noto Bartolomeo Zanetti da Brescia, se ne tornò a Fiume. Qui, nella sua casa d’abitazione, dal 15 dicembre 1530 al maggio 1931, i due maestri allestirono le seguenti quattro opere: 1) Oficii Rimski', 2) Misal hruacki; 3) Knizice Krsta; 4) Knizice od ¿itija. La prima è un Ufficio di Maria Vergine, l’altra un messale glagolitico, la terza, sinora ignota ai bibliografi, un piccolo rituale e la quarta una versione delle pseudopetrarchesche « Vite dei pontefici et imperatori romani ». Dopo di che la tipografia cessò di funzionare. Nel 1533 il Begna era già trasferito a Zara. 1 materiali tipografici, non sappiamo per quale via, ma forse rilevati dallo Zanetti, tornarono a Venezia, giacché la xilografia del canone usata dal Begna ricompare nel messale stampato dagli eredi di Pietro de Ravani nel 1554. Il lavoro è preciso, ben documentato ed ottimamente informato. Reca un contributo non ¡spregevole alla conoscenza dell’ opera del Begna e aggiunge dati molto interessanti alla storia della tipografia veneziana. O. Praga Petar Kolendic, Najstariji nas bukvar (Il nostro più antico abecedario). Estrat. da «Juzni Pregled », a. IX, Skoplje, 1934, pp. 198-201. È descritto un abecedario glagolitico, sul tipo dei « Paternoster abecedarium », stampato nel 1527 a Venezia da Andrea de Torresani, al quale si deve anche la stampa del breviario glagolitico del 1493. Il compilatore ne è ignoto. Si tratta forse di qualche ecclesiastico delle diocesi di Veglia o Segna. Fornitane la descrizione il K. passa a narrare le strane e complicate avventure bibliografiche dell’edizione. Per quanto, sin dal seicento essa fosse stata segnalata nel catalogo delle edizioni a stampa della Bodleiana di Oxford, ed in seguito nelle varie biblioteche d’ Europa e d’ America ne entrassero, integri o mutili, ben sette esemplari, il mistero continuò ad avvolgere il libretto, che, imperfettamente conosciuto, stimolò a tal punto la fantasia dei bibliografi che, sulla base delle vaghe indicazioni ad esso riferentisi, furono immaginate ben quattro edizioni mai esistite di svariate opere ascetiche slave. Nel 1933, avendone l’antiquario Hiersemann di Lipsia, messo in vendita un esemplare, potè quindi presentarlo come un unicum. Lo stesso Hiersemann nè curò una riproduzione in manul-druck in 25 esemplari. Il lavoro di K., bene informato, rimette a posto molte inesattezze, è un bel contributo chiarificatore alla bibliografia glagolitica, che ha tanto bisogno di essere scientificamente rifatta, ed è per noi di grande interesse giacché ancora una volta ci conduce a considerare l’opera di propulsione culturale esercitata da Venezia nel vicino oriente, e ci fornisce un altro esempio delle magnifiche tradizioni della tipografia veneziana. G. Praga Petar Kolendic, Tasov « Aminta » u prevoda Savlca Gucetica (L’Aminta del Tasso nella traduzione di Savino Gozze). Estrat. da « Juzni Pregled », a IX, Skoplje, 1934, pp. 380-383. Del raguseo Savino di Alvise de Gozze, nato nel 1531 e morto tra il 28 agosto e il 13 settembre 1603, è principalmente nota la tragedia in lingua slava «Dalida »,