— 333 - ginale. Contemperando il sensualismo del Locke al razionalismo del Leibnitz in una concezione che vuol superare e completare quella del Newton, egli parte da un originalissimo concetto della sostanza, da cui scaturisce quella sua dottrina atomica, che oggi è più che mai viva e aderente ai più recenti risultati delle scienze fisiche. Il Boscovich parte dunque da una concezione attivistica della sostanza eh’ egli deduce dall’ attivismo monadologico del Leibnitz, dandogli però un carattere suo proprio, per cui la materia nei suoi caratteri sensibili non è che apparenza ; essa è composta di punti metafisici, centri di forza senza dimensione, che si attraggono e respingono a vicenda, in modo da conservare fra loro distanze specifiche. L’atomo è immaginato alla stregua della monade, privo di coscienza e animato dalle forze su cui poggiava la meccanica del Newton. Tutti i caratteri della materia nella sua apparenza sensibile, le dimensioni spaziali, la impenetrabilità, la coesione, la resistenza, risulterebbero dalle sole azioni reciproche di questi centri dinamici omogenei ed inestesi, dalle loro posizioni relativamente all'insieme e in genere dai loro reciproci complicati rapporti. Il processo ideale di questo sviluppo della teoria atomica del Boscovich attraverso la sua visione attivistica della sostanza, dalla trasposizione geniale della monadologia Leibniziana al campo fisico atomistico, è la parte più interessante e più nuova dello studio del Tacconi (cap. IV). A questo esame fondamentale si accompagna quello della concezione spazio-temporale del Boscovich, che rende possibile l’affermazione dell’atomo inesteso, e finalmente lo studio della funzione particolarmente importante che hanno nella costruzione del Boscovich i principi di continuità e impenetrabilità, concepiti con ampiezza nuova, dai quali muove tutta la deduzione della sua atomistica e dai quali nasce il concetto di quella sua celebre « curva delle forze », in cui è compendiata la sua visione della natura, la sua « legge universalissima » che avrebbe dovuto sostituire quella di gravitazione e comprenderla come un caso particolare di altra legge, di cui essa non indicherebbe che particolari rapporti. Questo processo di sviluppo è seguito con chiarezza dal Tacconi, il quale ne coglie le incertezze e nello stesso tempo ne rileva il valore ponendo i risultati della fisica boscoviciana in rapporto colla fisica elettronica e relativistica contemporanea e presentando la prima come una genialissima anticipazione di queste teorie moderne. * * * Il terzo saggio del Tacconi tratta di una figura di minor rilievo del Cinquecento raguseo, Niccolò Vito di Gozze (1549-1610), appartenente a nobile ed antica famiglia che alla repubblica aveva donato una schiera insigne di statisti, teologi, poeti ed oratori. Vissuto sempre entro i ristretti confini della repubblica, in tempi in cui questa attraversava il periodo più florido della sua storia, durante gli ozi che gli affari politici gli concedevano (fu per ben sette volte Rettore del minuscolo stato), il Gozze amava dedicarsi nella pace della sua deliziosa villa di Canosa allo studio appassionato e alla meditazione dei saggi antichi, conservando però sempre nelle sue speculazioni il contatto col mondo contemporaneo e arricchendole delle sue personali esperienze. Amico di Aldo Manuzio, che ne stampò le opere, del cardinale Bellarmino, caro al Pontefice Clemente VIII, che lo insignì del titolo di dottore in filosofia e maestro in teologia, il Gozze compose numerosi lavori in italiano e latino, di argomento religioso, filosofico e politico, che ci testimoniano della sua straordinaria e multiforme cultura e della vasta e profonda conoscenza ch’egli ebbe di autori antichi e moderni. Fenomeno veramente raro in un uomo che non aveva mai varcato le soglie