— s - loro ad altre persone ; altrettanto essi fanno per rispondere, nè esiste mezzo per impedirlo. È altresì notorio che Mattioli, Tommaseo e gli altri profughi non soltanto sono tollerati e compatiti dagl’ isolani jonici e dai forestieri che qui risiedono, ma anche ben visti e favoriti; lo stesso clero cattolico e i consoli stranieri (per lo più semplici commercianti, non valutati troppo dagli inglesi) hanno con essi rapporti assai intimi, anzi, secondo il mio parere, addirittura eccessivi ; ad esempio, ho incontrato un giorno il Tommaseo in casa del console generale greco Papiolagy (del resto persona onorabilissima) il quale si comportò in questo incontro, per me davvero spiacevole, con cosi poco tatto, da voler fare le presentazioni fra Tommaseo e me; Tommaseo, però, lo impedi, allontanandosi subito con un cortese inchino ». (l) Ed il tenente colonnello Stratimirovich, che visitò l’isola in missione speciale, scriveva : « La propaganda rivoluzionaria diretta da Mattioli e da Tommaseo è qui fortemente rappresentata, e si dice sia in attivo contatto con i malcontenti dalla costa italiana e dalmata, specie servendosi del nostro Lloyd. Costoro godono di ogni riguardo ed appoggio da parte degl’ inglesi e dei corfioti, vengono volentieri ricevuti e fatti segno a distinzione nei saloni del Lord Commissario, sono trattati da pari dal Presidente del Senato conte Roma e da altri uomini notevoli, sicché spesso si può vedere il conte Roma andarsene a braccetto con Mattioli. Essi si sono addirittura eretti a guida della pubblica opinione, esercitando influenza innegabile sui più illustri personaggi inglesi e di Corfù, e profittano di ogni occasione per esporre con la sfrontatezza abituale le loro vedute ».(2) Il 28 agosto 1849, il Tommaseo a bordo della nave da guerra Plutone entrava nella rada di Corfù. Caldamente raccomandato da Emilio Tipaldo al Mustoxidi, (8) fu visitato da questo nel lazzaretto, dove, « per altri sospetti che del collera imperversante in Venezia, rinchiuse gli sbanditi il governatore inglese, informato di lunga mano sinistramente dal console a cui pareva bello nelle sue lettere denigrare l’assediata città. Il Mustoxidi, accertatosi che io nulla chiedevo alla terra dell’ esilio, se non il rifugio dell’ esilio, mi profferse la cittadinanza, la quale, secondo lo Statuto, è fatto abilità di donare a stranieri che abbiano qualche nome. (l) ZlNGARELLI, Tommaseo a Corfù. Lettere e documenti dagli archivi viennesi, • Nuova Antologia », voi. CCLXIX (1930), pp. 365-366. (*) Ibid., p. 367. (’) Ecco la lettera del Tipaldo: »Venezia 25 Agosto 1849. Andrea mio, Reputo inutile raccomandarti il Tommaseo. Tu sai l’amicizia che a lui mi stringe. Tu fagli dunque le più liete accoglienze, sicuro di farle a me stesso. Non dico di più. Qual vita noi conduciamo, egli potrà meglio d’ogni altro dirti. Prega per noi e ama sempre il tuo Emilio ».