- 55 — examinatore. Cassus et eancellatus fuit predietus contractus de mandato et uoiuntate predictorum domini plebani et magistri Nicole pro eo quia confessi fuerunt dictum laborerium fuisse et esse factum et expeditum et sibi magistro Nicole fuisse et esse integraliter solutum et satisfactum de dictis mille et centum libris, ideo cassus et cancellatus. Notaio'. Vannes qm. Bernardi de Firmo (1375-1404) (‘). Ma questo soffitto lo dobbiamo noi intendere del tipo a chiglia di nave? Questo tipo ricorre in numerose chiese, particolarmente in quelle dell’Italia settentrionale; anzi il pensiero va spontaneo al S. Zeno di Verona, al duomo di Aquileia e così via. Non sappiamo a mezzo di quali termini speciali i contratti del tempo avrebbero indicato un soffitto a chiglia di nave; ad ogni modo i termini usati nel nostro documento sembrano piuttosto accennare a una costruzione a volta semplice ; comunque i beccatelli o mensole (scolpiti a fogliame, laborati ad foleas, come quelli nel duomo) erano necessari come alla costruzione di una volta semplice cosi a quella di una volta a chiglia di nave rovescia. Il soffitto della Cattedrale, che servi di modello, esisteva dunque già nel 1402 e si conservò probabilmente sino ai restauri del 1780; quello in S. Stefano fu condotto a termine nell’agosto del 1403 e fu abbattuto nel 1631 quando la chiesa venne rifatta e ingrandita per accogliere degnamente l’arca di S. Simeone. Tracce di pitture. Abbiamo più sopra accennato a tracce di affreschi apparsi sulla parete cuspidata meridionale in cui s’apre una finestra rotonda, semplice e alquanto più piccola dell’occhio gotico che decora il lato settentrionale del tempio. Tutto lo spazio superiormente cuspidato e limitato degli spioventi del tetto, inferiormente dalla linea arcuata dell’abside, era una volta coperto di pitture, come si potè desumere dalle tracce che apparvero numerose ovunque erano resti d’intonaco. Il fregio monocromo, d’un bruno caldo, che cerchiava la cornice della finestra, era formato di un elegante giro di palmette. In ciascuno degli angoli inferiori formati dalla verticale della parete delia navata e dall’arcata dell’abside, si poteva riconoscere una figura al naturale, adagiata e appoggiata sul gomito, nell’atto di parlare; quella dell’angolo destro, meno sciupata dell’altra, rappresentava un vecchio dalla testa magnifica, dal profilo energico e dalla barba fluente, (*) Devo la conoscenza di questo documento alla cortesia del Direttore del-l’Archivio di Stato in Zara, dott. Antonio Crechici.