Alessandro selem BENEDETTO ROGACCI IN UNA RECENTE BIOGRAFIA Su questo scrittore raguseo, che pur non essendo dei maggiori meritava di essere preso in considerazione sia come poeta latino che come prosatore italiano, la bibliografia più recente era deplorevolmente scarsa. Anche il suo nome, come quello di tanti dalmati illustri, non è riuscito a penetrare neppure nei trattati più vasti della nostra storia letteraria : per non parlare degli altri, tra gli antichi lo ignora il Tiraboschi e tra i recenti il Belloni nel suo Seicento. Lo dimenticano anche le pubblicazioni dell’Accademia jugoslava di Zagabria, che pur tanti volumi dedicò allo studio degli scrittori dalmati. Eppure l’Appendini ne aveva tracciato con sufficiente sicurezza un profilo in quel suo zibaldone sulla storia e cultura di Ragusa (‘); ne aveva parlato più recentemente A. Mussafia nella sua breve, ma pregevole monografia sulla letteratura dalmata (2). Il Rogacci è appena nominato per la sua opera di grammatico in una nota della Storia della grammatica italiana di Ciro Trabalza (Milano, 1908, pag. 346); alla sua attività letteraria dedica pure qualche riga A. Tamaro nel vasto suo lavoro La Vénétie Julienne et la Dalmatie (voi. Ili, pag. 261). Questo è il magro bilancio dei lavori più recenti che si occupano del nostro scrittore; eppure sia la figura dell’uomo che gli argomenti (*) Notizie istorico-critiche sulle antichità, storia e letteratura de Ragusei, Tomo 11, Ragusa, 1803, pag. 144-147. ('-) Merita di esser riportato il giudizio dell’ illustre filologo dalmata sul Rogacci; citiamo la traduzione del lavoro del Mussafia pubblicata dal Nuovo Convito, Anno IV, N. 3, pag. 63: «Bernardo (sic!) Rogacci scrisse un libro sulla lingua italiana. Che egli abbia saputo far andare di pari passo la teoria e la pratica, è dimostrato dalle sue opere italiane di contenuto filosofico e teologico, che sono superiori a quelle dei suoi contemporanei per purezza di lingua e semplicità di stile ».