— 46 - in « Bollettino di arch. e st. dalm.»,a. 1908). Chiese di tipo basilicale con abside e navate minori terminanti in un’ampia esedra (nicchione) ricavata nello spessore del muro, hanno caratteri di grande antichità; si veda la basilica eufrasiana di Parenzo (535-540) che possiede le stesse caratteristiche. È lecito quindi ammettere, che del tempio più antico è stato conservato nell’attuale tutto il lato minore a oriente con l’abside e le esedre. Poiché dunque a parer nostro l’abside non ha subito ingrandimenti, possiamo escludere che ne abbia subito anche il presbiterio. Tuttavia sostenendo gli storici, il Brunelli in particolare, che in seguito all’ ingrandimento dell’abside si dovettero allungare e il presbiterio e la sottostante cripta, sarà necessario dimostrare separatamente che di queste due parti della chiesa le proporzioni non furono alterate. Il presbiterio sarebbe stato portato «sino al pilone del terzo arco, contando dall’abside, e alla cripta, al suo principio, furono perciò aggiunte due arcate ». Ora i piloni ai quali giunge il preteso allungamento sorgono da un livello più alto di quello della navata centrale; a ciascuno dei due s’addossa, due a due, un fascio di otto colonne; essi hanno dunque mole, carattere e ricchezza speciaii che ne marcano l’importanza; essi, cioè, segnano il passaggio ad una parte distinta del tempio, al presbiterio, il quale raggiungeva dall’ origine — come la raggiunge oggi — la linea segnata dai due piloni; e poiché presbiterio e piloni stanno in reciproca relazione, essi sono sorti contemporaneamente. « Questa aggiunta, vale a dire, il prolungamento — si insiste ancora — sarebbe resa manifesta nel pavimento del presbiterio, che qui è coperto alla meglio da lastre, mentre nell’altra parte ha gli avanzi del mosaico della chiesa bizantina». Magro argomento questo delle «lastre », particolarmente in un pavimento che per tutta la sua estensione ha subito rifacimenti d’ogni genere, rappezzature infinite, eseguite con marmi diversi senza badare a simmetria e corrispondenza di colore. Avendo noi già parlato della pretesa esistenza di una chiesa « bizantina », sarebbe fatica sprecata dimostrare che il musaico « bizantino » non è bizantino, come del resto neppure il « musaico » è musaico. Questo si trova nel mezzo del presbiterio ed è quell’ ornato a più cerchi concentrici e raggi romboidali ottenuti con marmi comunissimi, una specie di « opus sectile » in una cornice di tessere di colore : povera cosa, e così lontana dai sontuosi modelli di Bisanzio e dallo stile che si crede di riconoscervi. È infine fuor di dubbio che le proporzioni del presbiterio stanno in perfetta armonia con quelle della tribuna. La scala che dalla navata mette al presbiterio è settecentesca, ma si può ritenere per certo che essa oggi si trova al posto dell’originaria e che le due scalette per le quali si scende alla cripta sono pur esse le originarie.