— 53 — sare che la cattedrale avrà riavuta la sua copertura metallica nella seconda fase di costruzione. Le tre basi quadrate erette dal Carsana sul fastigio al posto dell’edicola e delle piramidi, erano destinate a reggere statue; fortuna volle che queste non si eseguissero nè allora nè più tardi (*). 11 documento dice inoltre che il Carsana ridusse a forma migliore e più bella l’interno della chiesa, elevando dalle fondamenta l’arcone. La perfetta sicurezza che in quel tempo si aveva di far cosa lodevolissima col distruggere l’antico e sostituirlo con opere nuove non corrispondenti allo stile e al carattere del monumento, è l’unica scusa che si possa addurre a difesa di chi ne mena vanto: al posto dell’antico soffitto arcuato se ne fece uno piano e più basso, che occultò l’occhio soprastante all’abside e il superiore della facciata; furono murate le originarie numerose finestrelle centinate e si aprirono i grandi finestroni semicircolari a vetri multicolori che tutti ricordano; furono abbattuti o segati o martellati capitelli e colonne del primo paio di pilastri poiistili del presbiterio, per far posto ai piedritti dell’arcone. // soffitto. Soppressi nel 1926 i rifacimenti e le aggiunte apportati dal Carsana, l’interno del duomo fu ridotto più corrispondente allo stato in cui anteriormente si trovava. Sarebbe stato desiderio di tutti di veder ripristinato sotto il tetto il soffitto che la tradizione voleva fosse stato del tipo detto « a chiglia di nave rovescia », a sezione trilobata con il lobo centrale molto più ampio dei due laterali. Senonchè mancando in proposito una documentazione precisa, e poiché a farlo sarebbe costato esso solo più di quanto si disponeva per il ristauro generale del tempio, fu deciso di lasciar visibili le capriate del tetto, di ridurne il loro numero e quello corrispondente delle catene e di munire queste ultime di mensoloni sagomati. Con questa soluzione la copertura della navata è riuscita stilisticamente plausibile. Che un soffitto del tipo a chiglia di nave rovescia fosse esistito nel nostro duomo, lo dimostra un documento (non sappiamo se noto ad altri prima che a noi) in cui prete Matteo pievano di S. Stefano (oggi collegiata di S. Simeone) stipulava contratto col falegname maestro Nicola Arbusianich per la fabbrica di un nuovo soffitto nella sua chiesa. Maestro Nicola si impegnava di costruire « una volta o soffitta rotonda o archi- (’) Invitato dall’ arcivescovo Dvornik, il prof. Bruno Bersa aveva ideate tre statue; ma posti che ne furono su quelle basi i profili, fu egli il primo a persuadersi che fosse meglio lasciare la facciata così come era sino allora.