— 243 - tevoti d’ogni più ampia lode per la loro dottrina ed accuratezza, l’opera illumina le figure del Gioberti, del Manzoni, dello stesso Tommaseo; epperò la lettura di essa può riuscire di grande utilità ai giovani anche dal punto di vista storico, oltre che di elevazione spirituale a quelle altezze serene da cui il Tommaseo potette, compiuto il ritratto del grande amico, rivolgersi ai giovani appunto per ammonirli * a inchinarsi, ad ammirare senza timor di sprecare l’ammirazione» e a non cospirare, nella noncuranza per i pochi che sono buoni insieme e grandi come fu il Rosmini, « con gli stolti che non intendono, con gl’ inerti che temono gli esempi del meglio, co’ maligni che fraintendono, con gli abietti a’ quali è altezza l’altrui depressione». Domenico Orlando TOMMASEO N.: G. B. Vico con introduzione di Antonio Bruers e due tavole. Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1930, XVI, pp. 244. Tra le «più soavi e alte» predilezioni del Tommaseo oltre all’Alighieri, al Manzoni e al Rosmini, fu G. B. Vico. Certo molto avanti il Dalmata non giunse nella penetrazione dei valori storici e filosofici dell’ opera vichiana ; ma a siffatta penetrazione — non bisogna dimenticarlo — non erano propizi per più riguardi i tempi maggiormente portati, per ovvie ragioni, a trarre dal pensiero del Vico ammaestramenti politici e di filosofia politica. Comunque non sono scarsi titoli di merito per il T.: l’aver giudicata la Scienza Nuova scritta «con isplendor di favella» e l’aver sostenuto che molte oscurità del testo di essa si sarebbero dileguate se meglio si fosse badato all’ ortografia e all’ interpunzione ; 1’ aver in sostanza compreso i progressi fatti compiere dal Vico circa l’intelligenza artistica della poesia omerica; il riconoscimento dell’importanza dell’idea vichiana («idea per sè sola bastante alla gloria d’un nome ») di « cercare nelle radici dei vocaboli le radici dei pensieri, l’antica sapienza e vita dei popoli»; l’adeguata valutazione del senno storico e politico del Vico; la chiara depurazione del concetto vichiano del ricorso, della legge storica mercè del riconoscimento che le leggi del Vico non « fanno mai forza alla pratica » e che nel contemplare la mente del genere umano egli certamente pensò il ripercorso del corso, il circolo eterno dello spirito continuamente diverso nella sua costante uniformità; l’avere sostenuto che nell’opera del Vico nessun elemento sostanziale c’è che possa far dubitare della sua sostanziale cattolicità. Letterariamente bellissime e nobilissime poi le pagine che il T. dedica alla vita e al cuore del grande pensatore, dimostrando di essere col suo autore in perfetta simpatia per naturale consonanza di spiriti, per simiglianza di tormenti, di contrarietà, di delusioni e tuttavia di inesauribile fiducia nella Provvidenza. Tutto ciò abbiamo creduto di ricordare brevemente per dimostrare ai nostri lettori l’opportunità della ristampa da parte dell’Unione Tipografico-Editrice Torinese, nella 2a serie della Collezione dei Classici Italiani con note, dell’opera del Tommaseo intitolata « G. B. Vico e il suo secolo »; molto più che il prof. Quadrelli che ha curata 1’ edizione ha estratto, anche dalle altre opere, quanto il T. scrisse intorno al-1’ autore della Sienza Nuova e ha posto sempre molta diligenza e perspicacia nelle sue note di chiarimento, Domenico Orlando