- 107 — è mai questa vostra, voler anzi viver mercenari affamati fuori della sua casa, che liberi ed in somma abbondanza con Lui? Eh correte quanto prima, correte, posposto ogn’indugio, alle amorose sue braccia, al paterno suo seno: e vedrete, quali carezze, quali banchetti e ristori d’interne soddisfazioni, di spirituali contentezze, di celestiali delizie sia egli per farvi provare. Non vi atterrisca il pensiero della sua sovrana grandezza: quasi che debbia usar con voi un contegno e maestà di mero padrone, tenervi in perpetua e servii soggezione, non mai rimirarvi che con viso accigliato e severo... Vanissime apprensioni son queste, di chi poco il conosce, di chi non l’ha mai praticato. Anzi, tutto l’opposto, non v’è padre di lui più amorevole, non amico più dolce... Niente più brama, che di essere amato filialmente da noi, che di comunicarsi a noi, che di conversar fa-migliarmente con noi, insino a protestarsi, che questo è il suo più caro diporto: Deliciae meae esse curri filiis hominum » (Cap. IX, n. 7). E da ultimo si rivolge con un appassionato appello alle persone che, pur essendo pie, restano ancora esitanti dinanzi a questo nobilissimo ideale, e in genere a tutti gli uomini che aspirano al bene: « Eh, accedite, accedile ad eum omnes, e di qualunque stato e condizione vi siate: chè Iddio è pubblico bene, a tutti ovvio e patente, bramosissimo di comunicarsi ad ognuno, e che perciò non ributtò da sè mai nessuna qualità di persone, non pubblicani, non peccatrici, non ladri: chiudendogli occhi all’indegnità del lor viver passato, e sol mirando alla bontà del lor volere presente. Finalmente egli è Flos campi et lilium convallium, non ristretto fra le mura di privati giardini, dove solo ad alcuni pochi particolari sia lecito il coglierlo; ma esposto nel mezzo dei campi più aperti, dove, a chiunque ne ha voglia, sia libero il vagheggiarlo, il goderne, il farselo suo. Anzi di più è sole d’immensa chiarezza, che diffonde i suoi benefici influssi super bonos et malos: senza lasciar veruno, qui se abscondat a calore eius. Sì, torno a dire, accedite ad eum omnes, per poter ciascuno, secondo la sua capacità, goder le delizie di questo si pubblico fiore, ricever l’influenze di questo si universale pianeta, partecipar le ricchezze di questo sì comune tesoro. Beato, chiunque vi si accosterà; e più beato chi vi si accosterà più d’appresso ! (Cap. IX, n. 8). Ma « perchè tutta la difficoltà di far cose grandi per Dio nasce dal