- 155 - sistenza opposero i Comuni neolatini alla penetrazione slava, quale fu la forza di assimilazione che questa popolazione neolatina esercitò sui suoi vicini, che dalle campagne necessariamente gravitavano verso le città? Il prof. Skok non ha mancato di stabilire i fattori favorevoli alla penetrazione slava ; il suo quadro sarebbe riuscito più completo ed equilibrato, se fossero stati presi in considerazione anche i fattori contrari. Certo queste forze dovettero essere non indifferenti anche da quanto ammette lo stesso prof. Skok. Se è vero, com’ egli afferma, che tra i Romani (non già tra gli Slavi) nelle città dalmatiche incontriamo già dal secolo XV diversi nomi slavi (Razprave, pag. 15); se è vero che i Neolatini sarebbero periti se non avessero ricevuto forze nuove dal circondario slavo (op. cit., pag. 14, 19); se è vero in ultimo che la lista degli artieri di Arbe del 1326 contiene solo pochi nomi slavi, mentre le persone che portavano quei nomi dovevano essere esclusivamente di origine slava (op. cit., pag. 14); ciò significa che per quell’epoca l’elemento neolatino era tanto vigoroso, da poter presto e facilmente assimilare gli alloglotti che riceveva entro le mura. E allora dove era andata a finire la virtù snazionalizzatrice delle donne slave? Ma lasciamo pure una simile interrogazione, che probabilmente resterà a lungo ancora senza risposta; domandiamoci piuttosto com’era possibile scrivere intorno al neolatino in Dalmazia, ignoranio i fatti e i documenti a cui noi ci siamo riferiti e che non sono un mistero per gli studiosi. E se il prof. Skok li conosceva, perchè non li ha presi in considerazione, come l’argomento e la probità scientifica lo richiedevano, perchè non li ha discussi e non ha cercato di darne una spiegazione, magari differente dalla nostra? Rattrista veramente dover porre simili interrogativi a studiosi come il prof. Skok, che pur dovrebbero conoscere per lunga pratica l’oggettività della scienza e dei suoi metodi.