i 53 UDXXya, MAGGIO. 154 renza acompagn,ati da tre cittadini fino a la porta et poi da una guardia, et vanno a certo suo castello, chiamato . . . . , dove starano. Et la città di Pisa dove andoe il reverendissimo Cibo, dubitando questi signori non volessero ditti Medici star in quella città ; tamen si vede il contrario, che ditta terra è in libertà come Fiorenza. Scrive...... 96 Da Fiorenza a li 16 di Magio 1527, al signor Marchese di Mantoa. Molli cittadini furono da li Reverendissimi, facendoli intendere come il vivere così in questa città era con tanto suspetto de infiniti, che non era possibile durare; et che volendo tenere la città così stretta con le arme, ogniuno se ne andaria, et se fariano foraussiti talmente che non si poria bavere danari, né far provisione alcuna bona, et le cose che sono in gran pericolo et travaglio al tutto ruinariano, et che non si potria per niente soccorrere Nostro Signore, et che finalmente l’arme si pigliariano di sorte, che il popolo, che se bene vivessimo, ne re-stariano mal contenti. Per il che loro tre Reverendissimi fermorono ogni cosa, et heri malina chiamo-rono circa 80 cittadini, et proposcno che inlendeano non piacer alla città quel'o governo, et che sino a qui havevano fatto questo che havevano conosciuto fusse bene, nè mai gli havea vinti passione, et che desideravano la città havesse tutte quelle cose che loro medemi sapesseno eleggersi, domandando a un certo modo perdono se havesseno fallito in cosa alcuna, et li pregava a imputarlo a ignorantia et non a malicia per niente. 11 Magnifico poi parlò subgiungendo, che lui era venuto qui putto, et che non havea mai pensalo far dispiacer a persona alcuna, nè credeva essere stato con dispiacere di alcuno, et che voleva esser figlio oberi ¡ente a tulli et molto se li raccomandava. Et che, per intender bene l’animo suo et che credesseno che non voleva se non quello di che loro se contentasseno, che erano contenti che andasseno al palazzo di Signori, et che li signori VII! di Pratica chiamassero a consultar tre o quatro cittadini per cadauno, li quali consigliasseno che modo se havesse a tenere per salute de la città et de trovar da vivere, et ogni altra occorenza. Li quali così fatto, non gli ne andò di quaranta che doveano essere più di 24, li quali comiseno a 4 di loro, che dovesseno andar da li Reverendissimi per intendere che animo fusse il suo deliberato che fusse, et se volevano se havesse a conferir con loro signorie, o in che grado havesse a restar il magnifico signor Ipolilo' di Medici. Li quali risposeno che rimettevano liberamente in loro tutto, racco- 9(3* mandandogli sua magnificentia di cuore per quanto disseno. Noi a questa impresa volemo più numero di cittadini de li vechii, perchè la città ha di tutti, et gli detero licentia. Così hanno sunato zerca 90 cittadini, et sono stati in consulto tutto questo giorno mandando più volte Filippo Stroza alli Reverendissimi, talmente che tulio par fatto di suo contento. Filippo questa mattina vene a due hore di giorno, et la consorte dui giorni sono, et per quanto ho possuto intendere sino a questa hora, che sono 24, hanno concluso cbe il governo di la città si resti-tuissa al popolo eo modo et forma che avanti tornassero li Medici a Firenze, et che apra la sala del Conseio et lì si facino li offici al solilo. Gli saranno però alcune limitatone a comodo del popolo, et si perdona ogni offesa da tutte le parte, et che il Magnifico possa star nella città come li altri cittadini humanamente et sudito alle legge di quella, confermandoli il suo, et che sia oblígalo pagar le cose ordinarie, facendolo exente di tutte le exlraordina-rie, et così bora si stabilirà con molta bona satisfatene di cittadini. Et benché ancor non sia ferma, la cosa è in termine che ognuno se ne allegra, et par tutta la città tutta ripiena di iubilo, parendo haver in questo modo a fugire un gran pericolo de una grande effusione di sangue che succedeva davanti li occhi, et ve lesi ne li homeni bona mente verso il Magnifico, et che sarà amato et carezato se si porterà humanamente et costumatamente, come sino a qui ha fatto et come si spiera, et a lutti piace non vadi fuori, perchè, se non adesso, a qualche altro tempo potria forsi «lar fastidio alla cillà. dora si leveranno queste fanlarie, et li homeni polleranno l’animo et si attenderà a pensar a far provisione di danari et esser la cillà unita. Speramo ancor con 10 aiuto de lo Omnipotente Iddio poter provvedere alla nostra salute. Qui si ha aviso, come il signor Federico di Bo-zolo alli 13 di a bona bora se inviò alla volta di Roma con una grossa banda di cavalli lizieri et di archibusieri tutti a cavallo, deliberalo far ogni conato di condursi al castello et trarne Nostro Signor. Che Dio li presti grafia ! Et che apresso lo seguirà 11 Marchese con tulle le fanlarie et gente d’arme per farli spalle. El signor duca de Urbino, il giorno 97 medesimo, ha vendo lassalo in Perugia 100 cavalli