— 32 - non son distante dalla città che due miglia, ed i miei cognati faranno le mie veci, od io stesso mi posso avere le vostre lettere, quando le dirigiate alla Farmacia Colla. Addio. 19. - N. Tommaseo ad A. Mustoxidi (') 2 Settembre 1849, Corfù Caro Mustoxidi Non so quando io m’esca di qui. Se mi ci lasciano a Corfù qualche tempo vorrei poter avere una stanza a buon patto e potermi far da mangiare a mio modo giacché meco vive per ora un altr’esule il quale può essermi pio di qualche assistenza. Richiedesi dunque un altro stanzino per lui e l’uso della cucina in casa di gente paziente ed umana. Grazie dell’ avvertimento datomi intorno al......(2) Per sottrarmi ad ogni profferta che obbligherebbe troppo la mia gratitudine e renderebbe servo il mio tempo, giova appunto ch’io possa mangiare in casa e abbia cagione accettabile di non accettare invito nessuno: che mal si converrebbe alla condizione mia d’esule altamente addolorato e alle abitudini del viver mio. Per ¡scegliere siffatta casa dove si possa impunemente e con pudore esercitare la sacra povertà de’ proscritti, a voi mi raccomando e a' vostri buoni cognati. Vorrei potere dal Lazzaretto non passare all’Albergo e molto meno in casa privata ad altro titolo che di pigione. Scusate ed amate il vostro Tommaseo Ad Emilio scrivete col mezzo del Papiolachi(:l) Console Greco a Trieste. Ditegli solamente essere arrivato un vapore carico dell' esilio, e del Lazzaretto e dello star bene di tutti ; senza profferire il mio nome. 20. - A. Mustoxidi a N. Tommaseo Caro Tommaseo, Questa mattina ho dato la guarentigia alla Polizia. La nostra cittadetta offre pochi buoni alloggi, e molti forestieri. Ma poiché non volete lasciarci (') Pubblicata in parte nel »Secondo esilio», I, p. 2. (!) Cosi nell’ originale. (8) Sui rapporti del Tommaseo col Papiolachi, che fu poi console di Grecia a Corfù, cfr. Zingarelli, pp. 365-366.