595 MDXXVII, OICIONO. 296 seno cussi presto conferirsi a li benefici soi, potrian esser occupati cum possessi subrepticii et cum altri diversi mezi, che seria causa de molti scandali el inconvenienti non solum per li usufrucli de queli ma ctiam per la cura de le anime; per il che conviensi alla religione del Stalo nostro provederli di opor-luna provisione, et però ; L’inderà parte, che per autorità di questo Conscio sia imposto a li reclori nostri che immediate mandino per il sufraganeo el vicario di questi loci et altri soi oBciali, astringendoli che cum vero efeto li diano in nota tutti li beneficii de qualunque sorte so voglia de la diocese sua, de li quali li veri patroni • fusseno absenti. Ne li quaKbeneficii debano cometer a li preti che al presente oficiano, si in li beneGcii curali come in qualunque altro beneficio di qualunque grado et condition se voglia, che debano continuar ne la cura de le anime cum li soi salari, utilità et preheminen^e come fin hora hanno fatto, avendo cura a le anime et culto divino. Del resto di le in-Irade veramente, fazino metter il tutto de diti benefici, si de biave come de danari et qualunque altra sorte in quella »camera nostra, lenendo cussi fino che altro li sarà imposto per questo Conseio. Et da mò inauli, non debino dar possesso de alcuna sorte ad alcuno di qualunque beneficio se sia senza lettere di la Signoria nostra, facendo immediate comandamento a tulli h affietuali di qualunque sorte se siano che '1 lutto debbino porUr in camera, el non pagino ad alcun altro, salvo come è dillo de sopra, sotto pena di pagar del suo de quelli videlicet che li palroni sono absenti, aziò che do dite intrude se possi far quanto parerà a la rason et iustitia. Se veramente venissero di qui inanti alcun vero patron de alcun beneficio, havendo loro rectori veridica et bona informacion del suo vero et continualo possesso, ne diano adviso a la Signoria nostra. Et da mó sia preso, che quando per li reclori sarà scrito di alcun vero patron de benefìcii modo quo supra che sii gionto ne la sua diocese, possi il Collegio nostro cum li doi terzi de le balote farlo tornar nel suo pristino possesso. f De parte 143 De non 10 Non sinceri 15 Copia di una lettera del signor duca di Fera■ 195') ra, scritta al suo orator, per la qual narra l’aquisto de la città di Modena. Alfonsos dux Ferrariae. Missier Jacomo. Andate quanto più presto potete a presentarvi al Serenissimo Principe el illustrissima Signoria, et racomaudato che ci haverele a le lor sublimità, dite . per parte nostra che, rendendoci noi cerio che le lor signorie siano per haver piacere de ogni nostro bene et prospero successo come di buono et obser-vandissimo lor figliolo che noi semo, ci è parso di far subito intender a-la prefata lor sublimità, come, essendo noi in Rubiera ove ci mettevamo in punto per venir a la reeuperatione di la città nostra de Modena, la comunità di essa citade, nou volendo expeclar violenta nè altro danno, ha mandato a noi ambasciatori a recognoscerne per lor signor legili-mo, el ad oferirce in queto et pacifico possesso de la terra el roclia ; et cosi noi hoggi circa le 18 hore semo intrati in essa, con tanto plauso et lelilia del populo, quanto si possa dire. Di che rendemo gratie a Dio dator di ogni bene, che dopo tanti travagli ce ha concesso la reeuperatione del nostro, tanto quietamente et senza haver pur a sfodrar una spada. Et soggiungerete a la prefata lor sublimità, che questo augumento et reintegralione di Sialo è falla in persona de la qual quel Serenissimo Dominio se può prometer come de suo observandissimo figliolo, secondo che di sopra havemo scripto. Et ad esso Serenissimo Principe et Illustrissima Signoria mollo un’ altra volta ce racomaudarele. State sano. El go-vernalor et conte Lodovico Rangoue, inteso la volontà del popola, se ne sono andati con la gente che ci era. Mutinae, 6 Junii 1527. A tergo : Spectabili domino Jacobo Thebaldo fideli secretano nostro carissimo Veneliis. A dì 11, terza festa di Pasqua. La nocte et la 196») matina fo grandissima pioza. Gionse heri in questa terra il protonofario Coco el Lorenzo Trivixan sialo secretano a Roma de l’orator Venier, et sono venuti con la marchesana di Mantoa. El Serenissimo vene in Collegio vestitp di scar- (il La carta 194* è bianea. •(t) La carta 195* è bianca.