- 94 - scrittori ragusei pur essi. Ecco it titolo della raccolta: Le tre descrizioni del terremoto di Ragusa del 1667 di Gradi, Rogacci, Stay. Versione dal latino, Venezia, 1828. Tipografia di Giuseppe Antonelli. Simone Occhi ed. (l). La tremenda sciagura, che forma l’argomento del breve poemetto, aveva colpito la fiorente repubblica il mattino del Mercoledì santo, 6 aprile 1667. Diverse relazioni dell’epoca (2) ci descrivono le scosse formidabili, i paurosi boati, il maremoto, gl’ incendi scoppiati in vari punti, a cui si aggiunsero ben presto i saccheggi dei predoni, che costarono la vita a più di cinque mila persone, riducendo in breve la città, bellissima per monumenti artistici, a un mucchio di rovine fumanti. Solo all’ eroico civismo di un pugno di patrizi riuscì di mantenere in vita la tradizionale organizzazione repubblicana, stringendo intorno a sè i superstiti della catastrofe e facendo gradatamente risorgere gli edifici crollati. L’avvenimento destò la pietà dell’ opinione pubblica d’Europa, commovendo particolarmente i Ragusei sparsi nelle varie contrade del mondo; nè gli aiuti d’ogni parte mancarono: l’imperatore, la Spagna, la Francia, vari stati d’Italia si affrettarono a mandare denaro e uomini in soccorso alla sventurata popolazione. Primo fra tutti fu il Papa Clemente IX, che mandò una compagnia di fanti del presidio di Roma e il capitano Ceruti, ingegnere di Castel S. Angelo (3). Naturalmente il fatto trovò un’eco anche nel campo letterario; per gli scrittori di Ragusa specialmente fu un argomento che occupò a lungo le loro fantasie (4). Il Rogacci, mentre si trovava nella Curia generalizia, fu invitato, come c’informa il Rosan, dall’abate raguseo Stefano Gradi, rappresentante diplomatico della repubblica presso la Santa Sede, a scrivere un poemetto di 300 esametri sul luttuoso avvenimento e a dedicarlo a Cosimo III, Granduca di Toscana. Era il Gradi, tanto benemerito per gli aiuti che in quella dolorosa occasione aveva ottenuto alla patria sia dal Papa (‘) Abbiamo riportato i titoli esatti di queste versioni, perchè mancano nello studio del Rosan. (2) Cfr. V. ADAMOVIC: O tresnjama grada Dubrovnika in <- Biblioteca storica della Dalmazia « diretta da G. Gelcich, Serie II, fase. 3-15. (') G. Gelcich: Detto sviluppo civile di Ragusa, Ragusa, 1884, pag. 98. (4) Scrissero .poemetti in croato sul terremoto Bartolomeo Bettera, Pietro Canavelti, Giunio Palmotta e Niccolò Bona, scrittori della fine del sec. XVII,