ròcca d’Atene presa non ¡spegneva in me le speranze, sorrette da un presentimento che di rado fallì ». (*) Lo scrittore dalmata doveva incontrare nuovamente l'amico greco solo ventidue anni più tardi; ciò nondimeno restò con lui in relazioni epistolari. Così nel 1829, allorquando attendeva all’ edizione delle opere del Manzoni, sapendo che il Mustoxidi possedeva dei versi manzoniani inediti, e specialmente un sonetto giovanile contro Bonaparte, il Tommaseo si era rivolto al Greco per averne copia. 11 Mustoxidi la negò « con parole di schietta probità, degna invero di chi fu onorato della fiducia di Alessandro Manzoni ». (*) La lettera del Mustoxidi si è conservata, ma tutti i nostri sforzi per rintracciare le cinque (a) poesie inedite del Manzoni fra le carte del Mustoxidi a Corfù, riusciron vani. (4) Mentre il Tommaseo si trovava nel suo primo esilio, il Mustoxidi gli propose di venire a Corfù, dove avrebbe potuto attendere a « Lavori di redazione », (5) probabilmente dell’ Antologia Ionia, rivista fondata a (>) Arch. stor. ¡t., XII, li, p. 39. (*) Ibid, p. 33. (a) Queste poesie erano, come risulta dalla lettera del Mustoxidi pubblicata più innanzi, quattro epigrammi, il sonetto Se pien d’altro disdegno e in me securo e 1’ altro Poi che Giulio e i suoi figli ebbero sede. Dei due versi citati, il primo appartiene al noto sonetto amoroso Alla sua donna (*) Il Mustoxidi non fu il solo letterato greco che possedesse versi giovanili del Manzoni che più tardi andarono dispersi. Il riformatore della lingua greca, A. Coray, che nel 1802 aveva tradotto in greco l'opera del Beccaria « Dei delitti e delle pene », cosi scriveva il 12 ottobre 1805 aU’amico Alessandro Vassiliu annunziandogli l’imminente spedizione di un pacco di libri : « Questo pacco contiene anche il poemetto italiano del figlio della S.ra Beccaria, la lettera a me indirizzata e la mia risposta. Bisogna però che ti spieghi 1’ enigma. Un giorno venne da me un libraio, chiedendomi un esemplare del mio Beccaria. Glielo diedi, e al momento che questi si accingeva a pagarmelo, gli domandai, per mera curiosità, per chi chiedeva il Beccaria; mi rispose : Per Madame Beccaria. All'udire il nome della S.ra Beccaria rinunziai al pagamento. Dopo pochi giorni ritornò il libraio consegnandomi questa lettera di ringraziamento della Signora insieme col poemetto del figlio.____ 11 poemetto non è senza spirito ; possiede in più l'innata dolcezza della lingua italiana, la quale, dopo la greca, mi pare più poetica e musicale anche della latina; se però la lingua degli Irochesi (al parere di loro stessi) non supera tutte le altre (chacun a son goût et son jugement)! Le mie orecchie si sono guastate dalla lettura di Omero (dico del vecchio, non del nuovo) ». v. AAMAAA, 'Emavo/.al Rogat/, t. I, Atene, 1885, pp. 652-653, e la nostra nota sul Coray ed il Manzoni nella rivista greca jVt'a 'Eoria, XVII, 1933, pp. 407-409; cfr. anche Carteggio di Al. Manzoni, a cura di G. Sforza e G. Gallavresi, I, pp. 50-51. « Nuovo Omero » era chiamato dal Coray il poema Eqwtôxqitoç del secolo XVII. (s) I. DEL LUNGO e P. PRUNAS, Carteggio Tommaseo-Capponi, I, pp. 231 e 245.