— 351 — stampa dello Scriptorium, ci inviò perchè ce ne giovassimo, le sue pubblicazioni che ci mancavano o ci erano sfuggite, e infine, ben diversamente dal Barada, lo recensì nell’« Archivio storico italiano», vogliamo ricordare che le opere dello Schiaparelli edite dal 1924 in qua esistono quasi tutte nella nostra biblioteca privata con dedica autografa. Una feroce rabbia abbiamo poi procurato al Barada con le nostre pagine 69-70. Buon segno. Vuol dire che abbiamo detto cose giuste e veramente buone. Dopo aver cioè constatato, prima nell’analisi e poi nel riassunto, che nel « Breviarium in Psalmos » lo scriba, preoccupato di non scavalcare il rigo destro verticale delle colonne e di fornire una pagina esteticamente perfetta, fa uso di legature, abbreviature e lettere di diversa scrittura prevalentemente in fine di riga, ne abbiamo ricavato la conclusione che in prosieguo di tempo, nei secoli successivi, questa pratica finì co! condurre all’ infiltrazione di lettere di scrittura diversa e concorse a determinare l’imbastardimento della beneventana. Il Barada ballonzola intorno a queste due nostre pagine. Cerca e cerca, finalmente trova dove maldestramente collocare la sua carta falsa. Laddove noi abbiamo parlato di «uso» egli si mette a parlare di «origine». Tira fuori il Traube e ci avverte che i Nomina Sacra hanno già risolto il «problema delle origini delle abbreviature » ed « oggi è chiara la loro origine e i loro fini, ma esse non hanno niente di comune con motivi estetici». Grazie tante, ma tutto questo c'entra nel nostro assunto come i proverbiali cavoli a merenda. In ogni caso, se avessimo dovuto ragionare dell’origine delle abbreviature, non avremmo fatto ricorso al Traube, il cui lavoro, ogni moderno scolaretto di paleografia sa che ormai è soltanto un insigne esempio di metodo, ma che la teoria in essi formulata è superata. Citiamo una volta tanto anche noi un manuale e rimandiamolo all 'Avviamento (titolo modestissimo di un’opera altissima) dello Schiaparelli, dove a pp. 15-29 potrà trovare la vera spiegazione del problema delle origini delle abbreviature e alla n. I a pag. 28 vedere quanto malferma sia la teoria del Traube. Quanto alle legature e alle lettere di diversa scrittura il Barada ci avverte: «circa il problema del sorgere delle legature» — e dàgliela col sorgere! — il Lehmann, che noi avremmo — e sia pure — plagiato, nel suo manuale (ed. 1925, ma perchè il Barada che ci ha rimproverato di aver usato la I ed. dello Steffens non cita l’ed. 1927?) prima di noi ha scritto: «Ligaturen und zuweilen halbunziale Buchstaben waren schon im 5. Jahrh. am Zeilenschluss aus ästetischen Rücksichten geläufig ». Eccolo a giocare anche sulla frase del Lehmann! Perchè anche il Lehmann parla di uso (geläufig) e non di origine. Nello Scriptorium che non era pane per i denti del Barada, era assolutamente superfluo riferirci a manuali, ma in queste pagine che sono scritte per lui è proprio necessario mandarlo a rifare i latinucci su qualsiasi, anche pessimo