415 mdxxvii, oroovo. derio, anzi lo inanimorno tanto con depcngerli cose grande che faria la liga per la loro liberatione, che s’é induto de maniera che se incrudelì conira delli inimici, che deliberò prima morire che fare veruno acordo viluperoso, per il che prefalo monsignor Capua se ne sdegnò de modo ¿¡he d'allora et può non è voluto ritornar più in castello. Che falla questa deliberazion di non voler più scordo, mandò fuori Saporito suo cameriere per far più presto intender al campo I’ animo suo, che per altro, el per intender ancho l’animo el volere dela liga, con questo però che se egli ritrovasse le cose del campo et di la liga mal disposte alla .sua liberalione, eseguisse in quel caso la comriiissione havia al signor Viceré et parlasse di acordo, allri-mente non. Che messier Saporito, ritrovando le cose del Papa disperate per Nostro Signore, da disperato anche se parti, el insieme poi con il Viceré et quelli altri signori spagnoli con il salvo cotidutlo se ne ritornò a Roma, ove il signor Viceré il lene ascoso Ire zorni, et cosi stete ancho esso Viceré che non comparse mai, alento che pure non so a che modo si facesse. Tene modo di mandare ona sua poliza a Nostro Signor, et avisò come Sua Santità non pensasse più di esser aiutato dalla lega, ma di accordarse al meglio polea. Et che albora fu facto lo accordo quale, a* dirlo brevemente, non è altro che pregionia et servitù, perciò che Sua Santità ha da andare pre-gione ove parerà a nemici. Clte ¡mchor non è venula nuova niuna dallo Imperatore. Che Sua Salitila spera molto nella dementa di Cesare, et tien cerio di esser aiutala : il che non pensano li altri del castello. Che spera ancho nel soccorso di Francia, se li é vero che vengino svizari. Dice ancho, clie lo esercito nemico non è un pezo vicino di valenligia a quello si crede el si tiene di se, anzi non vagliono molto. Che allo intrar fece in Roma si portò vilissimamente, et si in Roma fusse stato da rifrescare quale poche di gente erano alla guardia et alla defensione di Roma, non intrava mai in Roma come fece. 275 Che se havessino bauto cura, impedivano li inimici che Nostro Signore non saria potuto intrare a tempo in castello. Che puoi che per volere del signor Renzo Sua Santità si ressero in castello, potea partire ancho da li a quattro dì securissimamenle senza tema di verun danno della persona sua, et sarìa partita, che cosi un capitanio che era in castello suo il confortava, et eh’ el salvaria fra i suoi cavalli legieri; se non che il signor Renzo confìdandose nella lega noi lassò mai partire. Che li inimici non feceno mai conto del castello, se non quando si accorseno del nostro esercito noi voleano soccorrer, et ehe alora cominciorno a fortificare inlorno, che prima haveano cominciato solamente a far le trinzee, che erano sì debile, che i fanli da pieti loro li passavano comodissimamenle. Che il Viceré non si è voluto mostrar mai a Nostro Signore dopo è stalo restretto nel castello, et quando el vene in Roma, fece intender a Sua Santità che per non si esser relrovato alla viloria con li altri, non si volea mostrare se non dopoché Sua Salitila havesse sottoscrilo alti capitoli diio accordo; et che, da poi furono sigitali, il dì sequente li remando a dire che li bisognava partire per ni-mieitia havia fatta con spagnoli ; et cossi partì, et seco andorno tutti quelli altri capitani che veneno in Roma seco. Che li spagnoli sono in castello, et che Noslro Signor ha bonissima compagnia dal signor Arcone. Che si attende fuori di castello a ballerò di ogni sorle danari in grandissima furia de licenlia de Noslro Signor. Che si ragionava di mandar fuor di Roma to exercito di lanzchinech, el lassar alla guardia di Roma solamente tre milia fanti spagnoli per la peste è in Roma. Che Luni ^passalo fu fatto concistorio in castello, el fu reintegralo Colonna del capello. Che è stata gran difficullà : che sua signoria reverendissima volea solamente l'usseno annullali el cassi tutti quelli alti erano stali falli per Sua Santità contro di esso per la sua privatone come indebitamente fatti, et che quelli capitani in questo si sono accostati al volere di Nostro Signor. Che al detto Cardinal Colemia era amatelo di peste un suo favorito signor missier Ruberto, che 1’ havia presa da una cortesana nominata matre 275* mia, non vuole, mollo famosa in Roma eté morta. El che per questo il di sequente dopo li fu ritornalo il capello, era parlilo di Roma, et andato a un suo locho vicino con poca brigata. Che in quel di concistoriale furono dati i capelli alli tre ultimi creati cardinali, zioé al Gaddi, Ancona et vescovo di Perosa, quale questo missier Bartholamio ha ritrovalo £t visitalo a Puligno per darli questa nuova, che se egli havesse creduto retro-